Dario Marcolin, ex anche della Sampdoria, ha raccontato il suo rapporto con Sinisa Mihajlovic, di cui è stato anche vice allenatore
Dario Marcolin conosceva bene Sinisa Mihajlovic. I due si sono incontrati alla Lazio e lì son diventati amici, tanto che Mihajlovic lo ha poi voluto al suo fianco quando ha deciso di intraprendere la carriera da allenatore. Prima insieme all’Inter dove, nel 2007/08, Mihajlovic era il vice di Roberto Mancini e Marcolin un collaboratore. Poi al Catania e alla Fiorentina.
Sinisa lo ha voluto come vice, certificando quindi il rapporto profondo e la stima che li legava. Una stima intatt anche quando Marcolin ha smesso di allenare. Un rapporto vero, sincero, di profonda amicizia durato fino alla fine, fino a quando Mihajlovic non si è arreso alla leucemia, il 16 dicembre 2022.
Sampdoria, il racconto del rapporto tra Marcolin e Mihajlovic
Sampdoria, Dario Marcolin: Sinisa Mihajlovic pretendeva sempre cose nuove. Poco prima di andarsene…
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A La Gazzetta dello Sport ha racconato com’era Mihajlovic fuori dal campo e come allenatore. Pretendeva sempre il massimo, da tutti, anche dallo stesso Marcolin:
Abbiamo lavorato insieme all’Inter e poi sono stato il suo secondo a Catania e Firenze. Le nostre famiglie sono molto unite. Ho vissuto Sinisa in ogni sua fase. Papà straordinario, severo ma poi si scioglieva appena i ragazzi gli facevano gli occhioni. Allenatore diretto. Pretendeva sempre qualcosa di nuovo, mi martellava su questo.
Poi i racconti degli ultimi momenti. Dopo il ricovero a Bologna, il primo, Mihajlovic era tornato a fare tutto, incluso il padel, a cui giocava proprio insieme a Marcolin. Sono stati insieme fino all’ultimo, fino a pochi giorni prima della scomparsa:
Quando è stato ricoverato per la prima volta ero a Bologna. Appena siamo potuti entrare da lui, con la moglie, ci ha detto che prendeva 21 pasticche al giorno, ma ha sempre reagito. Ha fatto il trapianto di midollo, è uscito e ha ripreso a fare tutto. È tornato anche a giocare a padel con me. Pretendeva sempre tantissimo da se stesso. Otto giorni prima di morire è andato a correre col figlio ed era lui che diceva al padre “dai, basta così”. Non voleva mollare. L’ultima volta che è entrato in ospedale era un sabato, il martedì dopo i medici dicevano che stava per morire. Se n’è andato il venerdì. È riuscito a regalarci qualche altro giorno.