Mikkel Damsgaard, il gioiellino dai due volti: diamante in nazionale, ancora atteso alla Sampdoria. Mercato, pressioni o moduli diversi?
Dopo la partita tra Danimarca e Moldavia, agli osservatori interessati non sarà sfuggito che in campo si è visto un altro Damsgaard. Il giovane talento classe 2000 in campo (pur senza segnare) ha sfoggiato qualcosa che alla Sampdoria ancora non ha messo in mostra. Damsgaard sembrava tornato quello della scorsa stagione, quello del campionato e dell’Europeo stupefacente, che ha attirato su di lui gli occhi di mezza Europa e che ha permesso a Ferrero di tuonare che il prezzo non sarebbe sceso sotto i 30 milioni.
Quali possono essere le ragioni di questo cambio di passo così netto in nazionale? Forse il modulo diverso, con una posizione più avanzata come terzo in un attacco a tre invece che schiacciato dietro in un centrocampo a quattro. Mister D’Aversa ha sempre detto che nella sua squadra ci vuole equilibrio e che è importante che i giocatori offensivi si sacrifichino in fase difensiva. Potrebbe essere questa una chiave di lettura, che impedirebbe a Damsgaard di brillare al meglio perché costretto a rincorrere e a stare più dietro.
Difficile che la colpa ricada su un ritardo di condizione. Damsgaard è con la squadra da quasi due mesi e comunque con la Danimarca ha sfoggiato di nuovo giocate che dalle parti di Genova hanno visto (per ora) solo la scorsa stagione. Già, la scorsa stagione, quando era tutto diverso. Alla Sampdoria c’era un altro allenatore, Claudio Ranieri, e anche Damsgaard era un altro.
Appena arrivato dal Nordsjaelland, il giocatore poco più che ventenne aveva un immenso talento ma ancora tutto da dimostrare. Che significa partire da zero, in un campionato e una realtà completamente diversa, ma vuole anche dire avere meno pressioni. Damsgaard ha potuto giocare con tranquillità, senza il peso delle aspettative ma con la possibilità di mettersi in mostra. Forse la stessa tranquillità che ha ritrovato adesso in nazionale, dove le pressioni sono minori. Peraltro, lo scorso anno poteva giocare senza nemmeno avere la responsabilità di una maglia da titolare della Sampdoria, poiché Ranieri lo alternava sapientemente con Jakub Jankto.
Titolarità inamovibile, aspettative più alte: le pressioni su Damsgaard alla Sampdoria

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Anzi, spesso Sir. Claudio lo inseriva a partita in corso, usando con lui il classico metodo del ‘Bastone e la carota‘. Un po’ ne esaltava le grandissime doti e qualità, ma spesso lo relegava in panchina, inserendolo a partita iniziata. E una volta in campo stupiva tutti con le giocate fiammanti del “nuovo ragazzino”.
Nella Sampdoria di D’Aversa, orfana di Jankto e di una riserva affidabile, Damsgaard gioca senza il rincalzo di un concorrente. Ovvero è titolare inamovibile (senza qualcuno che ti soffi il posto può essere fisiologico lasciarsi un po’ andare), con le aspettative di chi deve riconfermare una stagione ad altissimi livelli. Mettiamoci pure un iniziale ritardo di condizione, le distrazioni per i fari puntati addosso dai big club che lo volevano già a gennaio scorso sul mercato e i giochi sono fatti.
Nel post partita di Danimarca-Moldavia, Damsgaard ha dichiarato che “Si aspettano tutti che faccia più goal e assist, questa cosa mi piace perché voglio riuscirci. Voglio essere all’altezza“. Sembra voler convivere con le pressioni del mercato e con quelle derivanti dalle prime vere responsabilità alla Sampdoria. D’Aversa, invece, ha sempre predicato calma, capendo che il ragazzo deve essere lasciato tranquillo senza troppo peso a gravargli le spalle.
Rappresentare la propria nazione è un onore grandissimo, può starci che la motivazione sia elevata. Ma difficilmente il blucerchiato può dare a Damsgaard stimoli inferiori, laddove adesso le aspettative si fanno più incalzanti. Quelle aspettative che lui stesso vuole dimostrare di saper soddisfare. La giovane promessa danese sa che alla Sampdoria non ha ancora dato quanto potrebbe e la ritrovata fiducia con la Danimarca può essere il primo passo verso la rinascita anche in terra genovese.