Da vicoli di Genova all’Università di Ucla con il sogno Nba passando sempre per la Sud: la storia di Abramo Canka
Abramo Canka è un tifoso della Sampdoria. Ma prima di tutto è un giocatore di basket, quello vero, quello che si gioca in USA. Si l’Nba, all’Università di Ucla. Una delle più importanti in California, forse di tutta America per chi ama la pallacanestro dalle grandi emozioni.
Alto due metri, figlio di due immigrati incontratisi a Genova (mamma albanese, papà senegalese) Abramo è nato e cresciuto tra i vicoli del centro storico e in estate a Uscio in una casa famiglia come ha raccontato lui stesso al Secolo XIX.
Ha 20 anni e da poco ha realizzato un sogno. L’Ucla di Los Angeles, l’università più importante del mondo per lo sport, gli ha fatto firmare un contratto. Uno di quelli che possono cambiarti la vista. E a 20 anni ci vuole davvero poco. Abramo Canka (nome della madre) sbarca in California per giocare nel campionato universitario più importante del pianeta. Significa avere più di un piede nella futura Nba, perché i talenti dei college finiscono dritti nei draft del campionato professionistico top del pianeta… E se questo non è un sogno!
Una carriera senza precedenti. E pensare che giocava a calcio, avrebbe voluto diventare un giocatore della Sampdoria. E invece…
Dal Tigullio Sport di Santa Margherit alla Stella Azzurra di Roma e a 16 anni l’esordio in A2 col Roseto. Dopo due anni ho firmato con la Lokomotiv Kuban, in Russia, e fatto un anno in prestito in Lituania. Nel mentre è venuta la Nazionale e diversi stage anche con club Nba. Ora la chiamata inaspettata dell’Ucla.
Abramo Canka è un ultras della Sampdoria…
Sampdoria, da Genova all’Nba passando per la Sud: la storia di Abramo Canka
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Domanda del Secolo XIX: Torna mai a Genova, a trovare la sua famiglia? Risposta:
Appena posso torno a casa, a Genova. Sono tifosissimo della Sampdoria, amo tutto della mia città…
Ecco la Sampdoria, la squadra con la maglia da gioco più bella del mondo. Abramo è un tifoso vero, un ragazzo che frequentava la Sud da sempre, uno di quelli che oggi può di dire di avercela fatta…
La vita per Abramo non è stata semplice, per niente…
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Un ragazzo d’oro e si capisce dalle risposte al Secolo XIX. Ha un idolo a cui si ispira?
Certo, è mia mamma Albana, solo io e lei sappiamo quante ne abbiamo affrontate. È solo grazie a lei se ora sono qui…
Domanda alla mamma. Lei signora Albana, come vive tutto questo?
Sono arrivata a Genova, in Italia, da Scutari, nel 2000. Ho avuto Abramo nel 2002 con un compagno senegalese ma tra noi è finita presto.
Io e Abramo abbiamo fatto tutto insieme con l’aiuto di Raffaella e Fabrizio che nella loro casa-famiglia di Uscio ogni estate ci ospitavano garantendo quel calore che ci è servito per non farci sentire soli e anche come modello, perché sono persone speciali. Io non ambivo a tanto per Abramo, volevo solo che venisse su sano e felice, gli ho sempre detto che la bellezza, l’altezza e il talento li dà il Signore ma la cultura e la formazione personale te la devi coltivare da solo.
Ecco, io non so se diventerà famoso come tutti dicono nel basket ma so che l’Università in Usa è una grande chance e di questo gioisco. Perché la cultura è più importante dei soldi…