Matteo Sereni, ex portiere della Sampdoria, è stato scagionato dalle accuse di abuso sui minori: il mondo del calcio gli ha però chiuso le porte
Sono stati dieci anni durissimi per Matteo Sereni, ex portiere della Sampdoria, che alla fine è stato scagionato dalle accuse di abusi sui figli e realizzazione e vendita di filmati a sfondo pornografico. Della sentenza abbiamo riportato in questo articolo (leggi anche Sampdoria, infondate le accuse per Matteo Sereni. Caso chiuso), ma l’ex portiere ha rilasciato un intervista al Secolo XIX.
Un’intervista in cui racconta come ha vissuto questi anni. Sono stati anni difficili, ma in cui si è sempre dichiarato innocente. La vicinanza della compagna è stato fondamentale, così come quella degli amici, anche se l’evento gli ha chiuso molte porte:
I miei amici e la mia compagna non hanno mai dubitato di me. Ho avuto grande appoggio dai miei ex compagni ed ex colleghi. Nel 2011 ho lasciato il Brescia, ho
avuto un’ernia, protusioni cervicali, è stato un calvario. Il calcio era il mio mondo, ma questa vicenda mi ha precluso qualsiasi lavoro in quell’ambito.
LEGGI ANCHE Sampdoria, il giorno di Gabbiadini: quando vede il Cagliari si scatena
Matteo Sereni racconta di cosa è successo in quel lontano 2011: dalla causa alla paura di finire in carcere:
Giocavo in serie A, ero al Brescia. Mi ero presentato in Tribunale per una normale udienza di separazione e, all’improvviso, mi è caduto addosso quel macigno. Ho avuto paura del carcere, sembrava un piano per rovinarmi.
Sereni confessa poi cosa avrebbe voluto fare una volta smesso con il calcio giocato:
Non so se tornerò nel calcio. Forse è tardi. Avrei voluto fare altre cose, magari l’allenatore dei portieri.