La Sampdoria con la Roma non ha avuto coraggio? È la domanda e convinzione di molti tifosi che vorrebbe un Giampaolo diverso…
Ho letto pareri molto discordanti sulla prestazione della Sampdoria contro la Roma. Tra quanti hanno visto povertà di idee e di grinta e quanti invece hanno osservato il giusto piglio, tra coloro che hanno appoggiato le scelte dell’allenatore in corso d’opera e coloro che al contrario hanno invocato più coraggio, e mi limito a questo confronto, i pareri sono stati distinti – già che ci siamo: me li aspettavo meglio, mentre invece la Sud era traboccante di amici e sostegno – e distanti.
Credo che la partita di domenica abbia evidenziato alcuni aspetti. Il primo è che una mezza o totale scemenza a partita, in difesa, la Sampdoria la combina. Tanto è vero che il numero di gollonzi subiti è di percentuale altissima rispetto al numero generale di quelli subiti.
Le spiegazioni possono essere tante, e sicuramente tutte corrette, ma credo che le responsabilità maggiori siano da attribuire alla superficialità di alcune interpretazioni del “gioco dal basso” – che non è male in sé, ma richiede ferocia applicativa – e allo schieramento stretto dei blucerchiati, che fa trovare impreparato e in inferiorità il lato debole, costringendo al recupero affannoso e poco lucido chi deve scalare nel mezzo, con esiti spesso letali.
Sampdoria, Giampaolo trova il coraggio di valorizzare i giovani!
Sampdoria, ci vuole orecchio e… coraggio!
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È successo a Bergamo, a Udine, con la Juventus e persino domenica, con la Rometta che ha portato a casa tre punti senza praticamente mai tirare in porta. Non è un difetto di oggi: anche nel primo dogato giampaoliano era problema non infrequente.
Un altro aspetto è la chiara sterilità offensiva. Questa è una squadra che rumina gioco, tiene la palla, la riconquista spesso ma la gestisce male – semi problema 1 – sbagliando troppi appoggi negli ultimi 30 metri (emblematico il quasi assist di Candreva a inizio ripresa, che avrebbe mandato in porta un compagno…. Ma siamo appunto passati dalla “quasi rete” di Niccolò Carosio al “quasi assist”…), e trova poca pericolosità in area – semi problema 2 – dove le occasioni non fioccano di certo, un po’ per l’ostinazione nel cercare l’ispirazione centrale anziché l’avvolgenza, un po’ per la tipologia di punte a disposizione (quanto si avverte la mancanza di Gabbiadini!), un po’ per il perfezionabile stato di forma di alcuni interpreti.
Anche qui, e senza forse, urge trovare qualche soluzione alternativa, a partire da un centrocampo troppo di lotta e poco di governo. Il geometrico Yepes Laut, ispiratore del centrocampo della Primavera, e l’entusiasta Trimboli potrebbero offrire qualche alternativa oggi invisibile, così come Di Stefano e Montevago là davanti, se si ritiene – ma io ci riproverei – che Supryaha non sia ancora pronto.
Probabilmente non è tempo di esperimenti, ma sicuramente è l’ora dei prodi. Ci vuole orecchio, ma anche coraggio.