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    Home»Editoriali»Sampdoria: c’è poco da ridere, tanto da fare…
    Editoriali

    Sampdoria: c’è poco da ridere, tanto da fare…

    C'è poco da ridere in Casa Sampdoria. I risultati sportivi continuano a non arrivare e i problemi del passato continuano a essere presenti...
    Luca UccelloDi Luca Uccello18 Febbraio 2024Aggiornato:19 Febbraio 2024
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    C’è poco da ridere in Casa Sampdoria. I risultati sportivi continuano a non arrivare e i problemi del passato continuano a essere troppo presenti…

    Calma. Ci vuole calma. Ancora. E cerchiamo di capirci. Almeno tra di noi visto che in campo succede di tutto. Cose da non credere, da terza categoria. Altro che Serie Bkt!

    La Sampdoria di oggi non dovrebbe essere la Sampdoria di ieri. Non dovrebbe. In realtà Massimo Ferrero è presente ancora all’interno della società come azionista pur se di minoranza. C’è anche la figura di Gianluca Vidal che presenta ricorsi per proteggere i suoi Trust e la sua posizione da professionista. E poi ci sono ancora tante figure legate al recente passato. Ma mandarle via costa. E i soldi, quei pochi che ci sono, sono da usare per mandare avanti la baracca.

    Non c’è più invece un presidente. Non c’è più Marco Lanna. Il presidente della salvezza (dal fallimento). Un numero uno che verrà ricordato per forza di cose anche per la retrocessione, per quell’anno maledetto dove tutti hanno commesso errori. Nessuno escluso. Nessuno si senta santo.

    Non lo è certamente Andrea Radrizzani (il presidente di giugno) scomparso dai radar blucerchiati senza dare mai una spiegazione. Non può esserlo Matteo Manfredi che continua a parlare di progetto a media-lunga scadenza. Un progetto che ha bisogno dell’aiuto di Roberto Mancini (che si presta a parlare di Samp ma non di altro), di qualsiasi investitore che possa dare una mano vera alla Sampdoria. Ma fino a quando certe figure legate ancora al periodo buio saranno lì tutto resta difficile, complicato, forse irrisolvibile…

    Sampdoria, da Manfredi a Pirlo…

    Sampdoria, c’è poco da ridere, tanto da fare…

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    E poi c’è il campo. Un campo che non ci dà ragione nemmeno quando dovremmo averla. Con il Brescia la Sampdoria di Andrea Pirlo ha giocato a calcio. Mi ripeto convinto: un grande calcio. Ma non basta giocarlo per un’ora, per settanta minuti. Non basta se quando segni smetti di giocare. Mentalmente stacchi. Ed è quello che ci succede troppo spesso. Staccare la spina, mollare con la testa. E a certi livelli, dove la qualità non fa sempre la differenza è decisivo. Per noi sempre.

    Ma se Pirlo ha delle colpe. Non è giusto chiedere solo la sua testa. Troppo facile far pagare l’allenatore. Chi ha scelto lo staff medico? Chi si occupa della cura dei campi di Bogliasco? Abbiamo pagato chi di dovere? E la preparazione ad alta quota? Mai nessuna squadra, mi risulta, sia andata così in alto a giocare a pallone. Tutti particolari, ci mancherebbe.

    E poi c’è il mercato. Sbagliato fin da quest’estate. La nuova Sampdoria non ha seguito il lavoro economico dell’ultima Sampdoria di Lanna (Romei, Panconi e Bosco). Vendere. Cercare di vendere bene per abbassare il ricchissimo monte-ingaggi e riportare l’indice di liquidità in positivo soprattutto quando non si ha liquidità propria da mettere dentro il club!

    Regalare Audero, svendere Leris, ecc, ecc… Non ha portato a nulla. E oggi siamo a prendercela con Valerio Verre.

    Tenerlo fuori con il Brescia è un altro clamoroso autogoal. Esce Alvarez, entra lui. Non Stojanovic. Non Girelli. E nemmeno Askildsen.

    Ma manteniamo la calma. Anche sul prossimo cambio. Sarà meglio. E continuiamo a lavorare. Anche in società…


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