L’emergenza sanitaria ed economica ha portato la Sampdoria a mettere venti dipendenti in cassa integrazione
La crisi sanitaria ed economica dovuta al Coronavirus costringe tutte le società a fare i conti. Così anche il mondo del calcio scopre la cassa integrazione. La Sampdoria, in particolare, ha dovuto applicare a più di venti persone le misure del decreto del governo sulla cassa integrazione e sullo smaltimento delle ferie.
Altri stanno lavorando a casa, da remoto, anche se l’attività è ridotta al minimo. La sede e Casa Samp, infatti, sono chiuse da tempo e le attività della prima squadra e della primavera sono bloccate.
Non ha applicato le misure sulla cassa integrazione il Genoa di Preziosi, che sta ricorrendo molto allo smart-working e, anzi, ha pagato gli stipendi di marzo in anticipo.
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La sospensione del campionato ha portato al crollo di diversi introiti, tra cui quello del merchandising. I Sampdoria Point, infatti, sono chiusi da un mese, con i dipendenti mandati in cassa integrazione, pur essendo privati, contribuivano con le royalties sulle vendite ai guadagni della società. L’unica attività ancora in corso è quella dell’e-commerce, che, tramite anche una politica di sconti, sta riscuotendo un discreto successo.