Dal bilancio della Sampdoria di Ferrero emerge la volontà di rivalutare il marchio storico e non solo: nel 2021 si tenterà il pareggio nella gestione economico-sportiva
La Sampdoria ha reso ufficiale la chiusura del bilancio al 31 dicembre 2020 in passivo di 14,7 milioni. Una perdita contenuta nonostante una contrazione del fatturato da 129 a 75,7 milioni. Ciò grazie alla riduzione dei costi degli stipendi dei calciatori: la Sampdoria ha infatti potuto beneficiare della sospensione parziale degli ammortamenti, favorita da alcuni rinnovi di giocatori chiave come quelli di Audero, Gabbiadini e Colley.
Dal bilancio emerge la strategia di rivalorizzare tre assets in particolare: il marchio storico, l’archivio dei diritti video storici e la concessione con il Comune di Bogliasco per i terreni del Mugnaini, portata fino al 2072. Il marchio preso in considerazione non è quello che compare sulle maglie da gioco e formalmente di proprietà di Banca Intesa, bensì di quello storico che compare sulle divise di rappresentanza. E, soprattutto, di proprietà della società insieme ai colori sociali.
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La rivalutazione di questi tre assets, spalmata su circa 20/30 anni, ha contribuito a portare il valore del patrimonio netto a 60 milioni. Sulla parte sportiva, poi, il bilancio è in linea con le aspettative, con un parco giocatori che ha raggiunto un valore di circa 130 milioni. Grazie a investimenti di circa 23,6 milioni nell’acquisizione di giocatori di prospettiva, come Damsgaard e Askildsen.
L’obiettivo per il bilancio del 2021 dovrebbe essere il pareggio di bilancio, ottenibile grazie all’ipotesi di poter tornare ai ricavi dei tempi pre-Covid. In questo piano compaiono, poi, i punti chiave. Quali il posizionamento tra il 10° e il 12° posto, la stabilizzazione del monte ingaggi. In quest’ottica sono da leggere i numerosi rinnovi pluriennali, firmati per alleggerire gli ammortamenti. Ci sono poi le plusvalenze, che dovranno essere fatte cercando di mantenere la squadra competitiva.