Beppe Dossena ha raccontato gli anni alla Sampdoria e la mancata promessa di Boskov che lo portò a lasciare Genova nel 1991
Beppe Dossena non ha giocato molto alla Sampdoria, ma in tre anni ha messo la firma sullo storico scudetto del 1991, ma anche sulla Coppa Italia del 1989, sulla Supercoppa italiana del 1991 e sulla Coppa delle Coppe del 1990. E’ stato un tassello importante per Vujadin Boskov in una squadra irripetibile.
Alla Gazzetta dello Sport, l’ex centrocampista ha parlato proprio del clima che si respirava in spogliatoio. La squadra era unita, compatta. Più che amici, a essere fonte di unione era la volontà di non deludere Paolo Mantovani, un uomo che aveva messo tutto se stesso nella Sampdoria e in quel sogno:
Non è tanto quello il punto, perché si può essere amico di qualcuno più che di altri. Ciò che ci teneva davvero uniti era la voglia di non dare dispiaceri a Mantovani, che con la sua eccezionale visione aveva assemblato una squadra di altissima qualità. Io facevo un po’ il centrocampista insieme a Cerezo e un po’ il terzino sinistro. L’anno del tricolore segnai un solo gol, nella sfida-scudetto conl’Inter a San Siro: il “mio” stadio. Mi sono tolto un po’di soddisfazioni in maglia blucerchiata, sempre e solo per me stesso: senza cercare rivalse contro nessuno.
Sampdoria, Dossena: Boskov mi disse che avrei giocato il derby…
Sampdoria, Beppe Dossena: lasciai Genova per una promessa mancata di Boskov
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E poi? Dossena lasciò la Sampdoria nel novembre del 1991, passando in Serie C al Perugia. Un scelta spiegata nell’intervista che ha origine in una mancata promessa di Vujadin Boskov dopo una doppietta in Coppa dei Campioni contro il Rosenborg. La panchina nel derby contro il Genoa fu decisiva per la decisione di Dossena, che scelse di sposare il progetto di Gaucci con un contratto di sei anni:
Segno due gol in Coppa Campioni contro il Rosenborg. Nella gara seguente di A Boskov mi tiene fuori dicendomi che avrei giocato il derby che arrivava subito dopo. Ma contro il Genoa mi manda in panchina. Io accetto tutto, però se a un giocatore della mia età (avevo 33 anni) dici una cosa poi deve essere quella. Io non volevo rappresentare un problema per la Samp e così accettai la proposta di Gaucci che mi fece un contratto di sei anni. Ma con Boskov nessun problema, davvero: abitavamo anche uno di fronte all’altro. Cose che succedono.