Dopo le rinnovate critiche di Ferrero a Lettera da Amsterdam, Aldo De Scalzi ha replicato all’ex presidente della Sampdoria
Lettera da Amsterdam è uno dei canti d’amore più passionali e romantici mai dedicati a una squadra di calcio. È diventata iconica e conosciuta anche al di fuori di Genova, anche se legata indissolubilmente alla Sampdoria. Alla squadra del proprio cuore, di un tifoso che non riesce a dimenticarla anche da centinaia di chilometri di distanza e le scrive una lettera densa d’amore.
Perché, appunto, è una canzone d’amore. Ha un significato diverso da un inno che vuole dare una spinta, da una marcia che vuole dare una carica. Ed è quello che ha voluto chiarire Aldo De Scalzi, autore di Lettera da Amsterdam insieme a suo fratello Vittorio, dal momento che Massimo Ferrero, ex presidente della Sampdoria, è tornato a criticare il canto come fece anni fa. Invitato a “Belve”, trasmissione condotta da Francesca Fagnani, il Viperetta ha di nuovo dichiarato discutibile la scelta di questa canzone come inno, prediligendo molto di più “Grazie Roma”, scritta da Antonello Venditti per il club giallorosso.
Così De Scalzi, attraverso un video pubblicato sui social, ha replicato a Ferrero, senza neanche mai nominarlo. Anzi, esordendo con ironia:
Mi riferiscono che sulla Rai c’è stato un pregiudicato che ha criticato a modo suo la canzone che io e mio fratello abbiano scritto per la Sampdoria. Mi hanno riportato che avrebbe detto che è una lagna, che non è come “Grazie Roma” che ha un incipit forte e che i tifosi cantano. Intanto mi fa piacere che a San Vittore ascoltino la mia musica, mi onora
Sampdoria, Aldo De Scalzi: “Lettera da Amsterdam non doveva essere un inno, ma sono i tifosi ad averla scelta”
Sampdoria, Aldo De Scalzi replica a Ferrero: Lettera da Amsterdam? L’hanno scelta i tifosi…
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Nel corso del videomessaggio, poi, Aldo De Scalzi ha sottolineato come la canzone non sia nata, e in effetti formalmente non sia l’inno della Sampdoria. Si tratta di una dichiarazione d’amore per la maglia blucerchiata che non aveva la pretesa di diventare ufficialmente il canto del club. Ma è stata una scelta dei tifosi quella di adottarlo come tale. Una decisione del popolo, che evidentemente si rispecchia nei valori, nei sentimenti e nelle parole dei fratelli De Scalzi. E quindi non c’è bisogno di ulteriori motivazioni per considerarla una canzone rappresentativa:
Volevo ricordargli che questo brano nasce come una canzone d’amore. Non è nata per soldi o per farla cantare alla gente. I tifosi l’hanno scelta, in un secondo momento, non è mai stato considerato un vero e proprio inno della Sampdoria. Anche se ora di fatto un po’ lo è. Quindi se lo hanno scelto loro…
I Sampdoriani l’hanno voluta, la sentono propria. E quindi non c’è bisogno di cambiarla. Passano i giocatori, passano gli allenatori, passano pure i presidenti. Ciò che resta, sono i tifosi. Che cantano con passione la Lettera da Amsterdam. Come dimostrano gli oltre trentamila al Luigi Ferraris, contro la Salernitana, tra fumogeni e sciarpe coi colori più belli del mondo (non esattamente un tifo tiepido) nel video che Aldo De Scalzi ha allegato alla sua risposta a Ferrero.