Gli episodi di razzismo dell’ultima giornata di Serie B hanno riguardato Ebenezer Akinsanmiro in Brescia-Sampdoria e Mehdi Dorval in Reggiana-Bari…
La Sampdoria sta già pensando al prossimo impegno di Serie B contro il Cesena. La formazione blucerchiata vuole rientrare nella corsa ai play-off ma per farlo ha bisogno di una serie di risultati utili per ridurre lo svantaggio con le dirette concorrenti. Leonardo Semplici aspetta rinforzi sul mercato, ma per il momento il tecnico deve risollevare le sorti della stagione con gli uomini a disposizione.
La partita contro il Brescia, purtroppo, è balzata agli onori (o per meglio dire i disonori) della cronaca per un episodio di razzismo. Il centrocampista blucerchiato Ebenezer Akinsanmiro è stato vittima di insulti razzisti allo stadio Rigamonti durante Brescia-Sampdoria. Quello del giocatore della società ligure, però, non è stato l’unico episodio. Infatti a Reggio Emilia al Mapei Stadium anche il giocatore del Bari Mehdi Dorval ha subito lo stesso trattamento in Reggiana-Bari
Serve un modo unanime di comportamento che tuteli chi viene discriminato
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Il giocatore della Sampdoria ha subito insulti dal 20′ del primo tempo, è stato letto dagli speaker del Rigamonti il messaggio rivolto ai tifosi bresciani autori dei cori e si è ripartita. Al 33′ è arrivato l’1-0 della Sampdoria di Massimo Coda, a quel punto Akinsanmiro è andato a riprendere la palla in porta e guardando verso i sostenitori delle rondinelle ha mimato una scimmia. L’arbitro Davide Massa ha ammonito il centrocampista della Sampdoria come da regolamento, si però spesso di parla di “contesto“.
Ad esempio Maignan in Udinese-Milan ha abbandonato il campo senza il permesso dell’arbitro Maresca, il quale da regolamento avrebbe dovuto ammonire il portiere rossonero ma vista la situazione ha scelto di non farlo. La regola dice: “Se il calciatore esce dal terreno di gioco intenzionalmente, dovrà essere ammonito alla prima interruzione di gioco“, ma gli arbitri non sono solo die semplici notai hanno anche una testa per pensare.
Tornando però alla giornata cadetta, in Reggiana-Bari Mehdi Dorval ha subito un trattamento simile al blucerchiato. Dopo gli insulti razzisti subiti dal calciatore dei galletti l’arbitro Alessandro Prontera ha interrotto la sfida per 8 minuti. Non ha fatto riprendere il gioco subito come Massa. Quando si parla di razzismo si sentono sempre le stesse cose: Brescia e Reggio Emilia (casi di questa giornata) non sono città razziste (nessuno ha mai detto questo, ma dire che ci sono stati episodi di razzismo è fare cronaca non insultare una città). E mai (o quasi) che qualche presidente, dirigente, allenatore o giocatore dica ai propri sostenitori: “basta senza se e senza ma“.
Poi però arriva Bisoli: “Non puoi provocare così il pubblico. Non avevo sentito niente prima ma a prescindere è giusto avere rispetto. È istigazione alla violenza”. Il tecnico del Brescia non ha sentito, dice lui, gli insulti razzisti. E allora prima informati se ci sono stati o meno e poi parla di provocazione e istigazione alla violenza. In questo calderone di ipocrisia ci si mettono anche gli arbitri. I quali, è vero che devono applicare le regole, ma di fronte a un episodio del genere preferiscono essere notai e non uomini.