Rugby, All Blacks: non ci vendiamo ai fondi USA. I giocatori della nazionale neozelandese insorgono contro la proposta di cedere il 15% dei diritti di sfruttamento commerciale
Non serve essere appassionati di rugby per capire di cosa stiamo parlando. A molti sarà capitato di vedere un video degli All Blacks, la nazionale di rugby della Nuova Zelanda che si carica intonando il canto di guerra maori prima di una partita.
Non è folklore, molto di più. Tanto che adesso il maggiore movimento rugbistico è in subbuglio. Il motivo? La federazione sportiva della palla ovale neozelandese è pronta a cedere il 15% dei diritti commerciali della nazionale All Blacks al fondo statunitense Sliver Lake. La cifra è di quelle importanti, soprattuto di questi tempi: 276 milioni di euro.
Rugby, All Blacks: non ci vendiamo ai fondi USA
LEGGI ANCHE Chi è la miglior attaccante della Serie A? La Sampdoria provoca Ibra
Ma questo non ha fermato Sam Kane, il capitano, e altri suoi compagni di squadra. La lettera spedita in federazione non lascia molto margine di discussione:
Non approveremo la vendita di quote perché gli All Blacks giocano per se stessi, per le loro famiglie, per il loro paese con un impegno ereditato da un grande passato. Stiamo vendendo 129 anni di storia.
Il bilancio federale dovrà essere rivisto, perchè il valore commerciale senza l’haka è decisamente più basso.
Sfruttare a scopo di lucro la danza di guerra sacra per la storia maori sarebbe un affronto senza precedenti. E forse stonerebbe anche il fatto che gli americani venerano un altro tipo di palla ovale, quella del football americano che venera altri miti, Tom Brady su tutti.
Il brand All Blacks è uno dei più famosi e quotati a livello mondiale, comparabile ai Galacticos del Real Madrid e al Barcelona, ai New York Yankes del baseball, ai Dallas Cowboy. Quindi probabilmente la federazione neozelandese troverà il modo di monetizzare questo valore.
Però proviamo ad immedesimarci: è come qualcuno volesse sfruttare economicamente la Sud che canta “Lettera da Amsterdam” prima del Derby… Per noi vale tanto quanto la danza maori, è questione di fede calcistica…