Continua a vedersi il metodo Donati nel ritiro della Sampdoria, il tecnico motiva i calciatori, insiste sui contrasti decisi e gioca con loro
Massimo Donati al lavoro per cambiare la Sampdoria. Per renderla a sua immagine e somiglianza. Una Sampdoria aggressiva, senza paura, che sa giocare bene e in verticale, ma soprattutto che ha il fuoco dentro. Una settimana dopo l’arrivo della squadra a Ponte di Legno, il tecnico continua a cercare di plasmare la squadra lavorando sui rapporti umani, cercando di motivare i calciatori incitandoli e complimentandosi con loro. Come quando, nei lavori di tecnica, urla “Parlatevi, non sento le vostre voci”, ma poi dice “Bravo” a chi fa bene un esercizio.
Oppure quando incorona Francesco Conti, centrocampista classe 2004, come “MVP” dell’esercizio focalizzato sul pressing nello stretto, perché il ragazzo è riuscito a fare due tackle efficaci con scivolate aggressive. A dispetto di chi magari potrebbe chiedere ai suoi calciatori di andarci leggero per evitare infortuni, Donati pretende decisione nei contrasti da parte della squadra doriana. Al grido di “Deve scoppiare quel pallone, dobbiamo fare entrate decise senza paura, scivolate. Dobbiamo avere la rabbia dentro“.
Ritiro Sampdoria, Donati viole scivolate e contrasti decisi. Il tecnico poi palleggia con i calciatori
Ritiro Sampdoria, Massimo Donati insiste sui contrasti: dobbiamo avere la rabbia dentro
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Una Sampdoria rabbiosa, aggressiva, senza timore. Donati vuole che i suoi calciatori non mollino. Ed è sempre in prima linea a fianco a loro. Perché oltre a farsi sempre sentire, sgolandosi fino a perdere la voce, partecipa con loro alle esercitazioni o ai momenti di gioco. Come quando si è messo a palleggiare insieme ad alcuni giocatori prima dell’inizio della seduta. Oppure in occasione della sfida portieri-giocatori di movimento sui tiri in porta, quando ha fatto piegamenti sulle braccia con la fazione perdente.
Segnali di un allenatore che bada moltissimo al rapporto umano con ognuno dei suoi calciatori e che va spesso al sodo. Alla squadra che difendeva nell’esercizio di pressing, ad esempio, ha chiesto di spazzare il pallone il più lontano possibile, “Anche nella baita qui dietro”. L’importante è essere efficaci, avere la rabbia dentro e tradurla in energia in campo. Nel pomeriggio nuovo allenamento.