Quanto sarà veloce il 6G e quando arriverà in Italia? Vi guidiamo alle reti mobili del prossimo futuro sempre più veloci…
Mentre in molti stanno ancora cercando di capire la portata del 5G (tra promesse di velocità e polemiche sul rollout), ma nel frattempo si fa già largo una nuova generazione di segnale mobile: il 6G, che dovrebbe arrivare attorno al 2030. Ma cosa porterà davvero con sé questa nuova tecnologia? Quanto sarà veloce? Quando possiamo aspettarci di vederla davvero attiva, in Italia e nel mondo?
In questa guida scoprirai in anteprima tutto ciò che c’è da sapere sul 6G, la sesta generazione delle reti cellulari mobili.
Cosa significa 6G?
Il nome è una sigla che dice già molto: 6G rappresenta la sesta generazione degli standard di rete mobile, destinata a superare i limiti attuali del 5G. Si baserà su frequenze radio ancora più elevate, nell’ordine dei terahertz (THz), capaci di trasportare enormi quantità di dati a velocità impensabili oggi.
Ma non si tratta solo di velocità: il 6G sarà una rete dotata di intelligenza artificiale integrata direttamente nell’infrastruttura. Questo significa che potrà adattarsi in tempo reale al traffico, ottimizzare i consumi e gestire milioni di dispositivi in simultanea. L’obiettivo non è solo essere più veloci, ma essere più intelligenti ed efficienti.
Quando verrà lanciato il 6G?
A livello globale, il 6G dovrebbe arrivare commercialmente intorno al 2030. Alcuni prototipi potrebbero vedere la luce già nel 2028, ma si tratterà con ogni probabilità di test su scala ridotta. Paesi come Cina (che già nel 2020 ha lanciato satelliti di prova in banda terahertz) e Corea del Sud (con avanzate ricerche sui chip 6G) guidano la corsa.
In Europa, la Commissione UE ha avviato diversi progetti di ricerca, tra cui Hexa-X e RISE-6G, con la partecipazione di aziende come Nokia, Ericsson, Telecom Italia, Siae Microelettronica e centri di eccellenza come il CNIT (Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni). L’obiettivo è arrivare pronti al 2030 con una rete pan-europea competitiva e autonoma, anche sotto il profilo tecnologico e strategico.
Chi porterà il 6G in Italia?
In Italia, i maggiori operatori di telefonia mobile hanno già coperto buona parte del territorio con il 5G, ma sono anche attivamente coinvolti nella ricerca sul 6G. Iniziative come INWIT, che gestisce oltre 11.000 torri di trasmissione, saranno fondamentali per preparare il terreno. Il Politecnico di Milano, insieme a Telit e Siae Microelettronica, è coinvolto in progetti europei e nazionali che gettano le basi per la rete del futuro.
Come funzionerà il 6G?
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Il 6G introdurrà tecnologie completamente nuove e potenziamenti radicali rispetto al 5G, come l’Adaptive Beamforming (il segnale potrà essere “direzionato” in tempo reale, aumentando l’efficienza e riducendo interferenze) oppure il Wireless Sensing (smartphone e dispositivi saranno in grado di monitorare l’aria, rilevare oggetti o analizzare parametri vitali tramite riflessi di onde radio). Grazie all’Edge Computing distribuito, i dati verranno elaborati localmente, riducendo la dipendenza da server remoti. L’intelligenza artificiale sarà integrata nella rete per prendere decisioni autonome su carico, priorità e sicurezza. L’obiettivo è il supporto per 10 milioni di dispositivi per km², rispetto al milione del 5G.
Le differenze rispetto al 5G
Il salto generazionale non sarà solo numerico. Il 6G porterà la velocità dai 100 Mbps (100 megabit al secondo) del 5G reale fino a 11 Gps (11 gigabit/secondo), con picchi di 1 Tbps (un terabit al secondo), una latency di 1 microsecondo (contro il millisecondo del 5G) e una capacità di connessione fino a 10 volte superiore. La vera rivoluzione sarà però nella comunicazione tra macchine (M2M). Il 5G è pensato per connettere persone, il 6G sarà pensato per connettere oggetti, sensori, veicoli autonomi, fabbriche e infrastrutture in tempo reale.
Chi sta costruendo il 6G?
I colossi globali sono i soliti: Nokia, Ericsson, Huawei, Samsung, Qualcomm e Intel, che hanno cominciato a investire nella ricerca per il 6G già dal 2020. In Finlandia, l’università di Oulu ha avviato il progetto di ricerca 6Genesis, mentre Nokia guida i progetti Hexa-X ed Hexa-X-II. Ericsson per conto suo fa parte di un consorzio europeo, mentre nel mondo la ricerca è guidata in Corea del Sud dall’Istituto di ricerca elettronica e telecomunicazioni e in Giappone dall’università di Osaka. Naturalmente, anche il governo cinese è impegnato nella stessa corsa.
Anche l’Italia fa la sua parte con Telecom Italia (TIM) e INWIT, partner nei consorzi europei Hexa-X e RISE-6G. Siae Microelettronica (Milano) rappresenta l’eccellenza italiana nelle microonde e nelle reti mobili ad alta capacità, mentre Telit (Trieste, Cagliari) è impegnata nello sviluppo di moduli IoT compatibili con reti 6G. Infine, CNIT e Politecnico di Milano sono i centri di ricerca coinvolti in testbed nazionali ed europei.
A cosa ci serve il 6G?
L’esigenza di una nuova rete nasce da un dato evidente: il fabbisogno di dati cresce ogni anno a ritmi vertiginosi. Ma dietro c’è molto di più. L’internet delle cose si sta diffondendo, come i veicoli a guida autonoma e molto altro. Ecco alcuni esempi in vari campi che ci toccano direttamente.
- Industria 4.0: in regioni come Lombardia e Emilia-Romagna, il 6G potrà supportare fabbriche smart con migliaia di sensori e robot interconnessi.
- Sanità: sarà possibile monitorare pazienti da remoto in tempo reale, analizzando anche dati biometrici in movimento.
- Città intelligenti: a Milano, Torino, Firenze o Roma, semafori e lampioni potrebbero comunicare tra loro e con i veicoli autonomi.
- Agricoltura di precisione: in zone rurali italiane, i sensori 6G potranno controllare umidità, parassiti, irrigazione, in modo automatizzato.
- Cultura e intrattenimento: scaricare un gioco come Call of Duty (250GB) in meno di 30 secondi o vivere un concerto in VR 8K da casa sarà realtà.
Esperienze multimediali interattive, come la realtà virtuale o i migliori casinò mobili, potranno diventare immersioni senza limiti di velocità e di portata. Ma il vero valore non sarà solo nella velocità: sarà nella capacità della rete di diventare invisibile, intelligente e onnipresente, sostenendo un ecosistema connesso che cambierà la nostra società.