Un’inchiesta shock del Guardian svela una stima sui morti per costruire le strutture di Qatar 2022, il mondiale in programma in inverno
Quanto vale una partita di calcio? Quanto vale un torneo internazionale o un mondiale? Sicuramente tanto, verrebbe da dire. Ma quanto, in realtà? Gli investimenti del Qatar per organizzare il prossimo mondiale si aggirano intorno ai 150 miliardi, la bellezza di 500 milioni a settimana a partire dal 2017. Più l’aggiunta di altri 6750: milioni o miliardi di euro?
No, purtroppo stavolta non si sta parlando di petrodollari. Magari. Quel numero, invece, rappresenta il costo di vite umane pagate e spezzate per allestire quel mondiale giocato nel deserto, nel silenzio assordante del mondo.
Un’inchiesta del Guardian l‘ha infatti stimato. Una cifra monstre. Il numero dei lavoratori morti durante la costruzione degli impianti per il prossimo mondiale si aggira intorno alle 6750 vittime, morte durante i ritmi infernali dei lavori perché prive di tutela, sicurezza, diritti e dignità.
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Immorale. E la cosa più tragica di tutto questo, oltre allo scandaloso silenzio dei paesi occidentali e soprattutto delle istituzioni del calcio, è che quel numero sembra drammaticamente stimato per difetto. Il mondiale qatariota fu assegnato nel 2010 grazie alle trame di Sepp Blatter.
Dal momento della sua assegnazione ecco la carneficina. Operai di India, Pakistan, Nepal, Bangladesh, Sri Lanka, Kenya e Filippine sono morti per infarto, cadendo da impalcature o nel vuoto, schiacciati, travolti da veicoli, scossati dall’alta tensione, carbonizzati ad un ritmo di 12 decessi a settimana. E poi passaporti sequestrati agli immigrati economici per impedire loro fughe, suicidi, condizioni al limite dell’impossibile in baraccopoli erette tra le ruspe e la polvere dei calcinacci.
“Decessi naturali” secondo le autorità, e solo dell’ordine di 36 o 37 casi accertati. Queste le cifre ufficiali fornite dai qatarioti e dalla Fifa, poi smentite drasticamente dell’inchiesta del Guardian. Perché non si muore solo per gli stadi, ma anche per le infrastrutture necessarie a rendere funzionale il tutto: quindi anche per costruire strade, autostrade, hotel, palazzi.
Ora Amnesty International e altre organizzazioni umanitarie stanno chiedendo chiarezza. Anche se quello del 2022 potrebbe essere un Mondiale anomalo sotto tanti punti di vista e non soltanto per il periodo in cui verrà disputato. Chiedetevi, semmai, una cosa. Quello che si svolgerà nel deserto tra il 21 novembre e il 18 dicembre… è un mondiale?