Christian Puggioni, ex portiere blucerchiato e Ultras della Sampdoria, si racconta al Corriere dello Sport, tra VisPesaro, coronavirus e futuro…
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A 38 anni Christian Puggioni ha le idee ben chiare: dopo la laurea in giurisprudenza e l’abilitazione al corso da direttore sportivo, la strada sembrava tracciata.
La chiamata della Vis Pesaro ha semplicemente rinviato i programmi di un anno. Nel frattempo Puggio è tornato protagonista in porta e con i guantoni. Fino alla sospensione del campionato a causa del Coronavirus e alla quarantena a causa della positività del compagno e giovane blucerchiato Tessiore, in prestito proprio alla squadra marchigiana.
“La quarantena? Ho imparato che pur essendo degli atleti, allenati e giovani, non siamo esseri inattaccabili. Siamo a rischio come tutti gli altri. Ma non è stato facile spiegare ai miei tre figli perchè non potevano abbracciarmi e giocare con me. Hanno 2, 7 e 9 anni e non capivano perchè fossi chiuso da solo in una stanza”.
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“Adesso sono rientrato a Genova e il mio medico di famiglia è il dottor Amedeo Baldari, responsabile sanitario della Samp. Seguiamo con scrupolo tutte le sue indicazioni. Esce un solo componente del nucleo familiare, quando è necessario. Guanti, mascherina, disinfettanti, distanziamento sociale. Stiamo combattendo un nemico infido. Già andare a far la spesa mi lascia una sensazione strana. Mi preoccupa poter diventare un potenziale veicolo del virus contro i miei cari”.
“La laurea e l’abilitazione da direttore sportivo? Quello è il mio futuro. Ho studiato sodo per prepararmi. Magari alla fine della mia storia di calciatore proprio a Pesaro”.
“Gli allenamenti con Cristiano Ronaldo? Nel 2003 feci uno stage allo Sporting Lisbona. Arrivai proprio quando Ronaldo e Quaresma erano appena passati in prima squadra. Eravamo i più giovani, abbiamo fatto gruppo. Cristiano a fine allenamento voleva sempre che restassi in porta per le punizioni. Nacque un bel rapporto”.
Puggioni ha raccontato anche dell’importanza della Serie C nella crescita dei calciatori, dove una volta i giocatori più anziani insegnavano il mestiere. Adesso ci sono molti più giovani, lui alterna il ruolo da chioccia in spogliatoio ma ammette che in campo fa ancora il vent’enne.
“Come è cambiato in questi anni il ruolo del portiere? Oggi deve essere un atleta, avere i piedi di un centrocampista e saper anche parare. Ho avuto allenatori De Zerbi e Giampaolo hanno preteso da me che imparassi ad impostare l’azione. Calcio di destro e di sinistro. Non è facile, ma questo è il nostro ruolo”.