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Riccardo Pecini, la miniera d’oro della Sampdoria…

di Matteo Palmisano

Oltre 150 milioni: questi i soldi fatti incassare dall’operato di Riccardo Pecini alla Sampdoria grazie a giovani giocatori acquistati a basso costo e rivenduti a peso d’oro. Per la precisione sono 200 quelli incassati a fronte di una spesa di 44 milioni.

Si parla di giocatori come Patrick Schick, preso a quattro e rivenduto a 42 dopo appena un anno. L’affare Schick è il più remunerativo della storia del club blucerchiato. Il ceco è l’emblema delle “Pecinate”, ma oltre a lui c’è molto di più. Ci sono Skriniar, pagato uno e venduto a 27, Torreira, preso a due e ceduto all’Arsenal per 30 milioni dopo due stagioni di alto livello sotto la guida di Giampaolo e Andersen, acquistato e ceduto per le stesse cifre di Torreira.

Poi ci sono giocatori come Correa che hanno portato plusvalenze non altissime, ma importanti – 10 milioni – oppure che sono tutt’ora dei perni della squadra come Linetty, Bereszynsky e Colley pagati, in tutto, tredici milioni e che, ora, valgono 29 milioni totali (fonte Transfermarkt).

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Non sempre, però, Pecini ha portato plusvalenze alla Sampdoria. Pur avendo un bilancio nettamente positivo, ci sono stati, in passato alcuni errori del dirigente blucerchiato. A livello economico e tecnico quello più costoso è stato Djuricic, preso per tre milioni dal Benfica e poi perso a zero. Il serbo in blucerchiato non ha mai convinto, mentre ora, a Sassuolo, sembra aver trovato la giusta fiducia. Poi gli errori fatti con Budimir e Campaña (colpevole anche Osti?), comunque rivenduti, e con Simic, preso per 1.5 milioni e attualmente in prestito al Rijeka dopo zero presenze in blucerchiato e due prestiti a Empoli e Spal.



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