Con la media di 11,4 km percorsi a partita, Morten Thorsby è sesto in serie A, dietro a gente del calibro di Brozovic e Kulusevsky. E Ranieri se lo coccola…
“Corri Morten, corri…”. Sembra un riferimento al film cult con Tom Hanks, ma è proprio quello che Ranieri chiede al giovane norvegese. “Se non mi fa almeno 13 chilometri a partita, lo sgrido”. Contro il Milan Morten Thorsby ne ha fatti “solo” 12,9: ma per stavolta Sir Claudio ha chiuso un occhio anche perché ne ha fatti comunque ben 2 in più di Chalanoglu e Theo Hernandez, i due “corridori” del Milan.
Questo ragazzone biondo nato in terra di sci più che di pallone, ha saputo ritagliarsi un ruolo prezioso in questa Sampdoria: il tecnico romano ha potuto apprezzare sia le doti umane, in termini di abnegazione e impegno, sia quelle tecniche vista l’estrema duttilità con il giovane riesce ad interpretare più ruoli del reparto central
e ma anche difensivo.
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Ma, dati alla mano, quello che apprezza davvero in Morten Thorsby, è il dinamismo continuo, la corsa quasi incessante che questo ragazzo tira fuori prestazione dopo prestazione in tutte le occasioni in cui è stato chiamato in causa.
A San Siro ha inanellato la sesta presenza consecutiva nell’undici iniziale, senza mai essere sostituito, compresa la partita di Coppa Italia a Cagliari: niente male per uno arrivato dall’Heerenveen, considerato un pacco, un giocatore scarso, che nelle prime 10 partite non aveva visto il campo e talvolta nemmeno la panchina (Ranieri stesso non lo convocò nè contro il Bologna, nè contro il Lecce),
Potrebbe scrivere un manualetto, Morten: “Come far cambiare idea all’allenatore”. Soluzione: correndo!



