La Procura Federale ha iniziato l’indagine sulla lite Ibrahimovic-Lukaku: lo svedese si è difeso dalle accuse di razzismo nei suoi confronti
È cominciata l’indagine della Procura Federale sulla lite Ibrahimovic-Lukaku. Lo svedese, nel giorno in cui l’Inter era a Firenze per l’anticipo di Serie A, è stato sentito a Casa Milan. Insieme a lui c’erano un rappresentante della Procura, l’avvocato Fabio Esposito, e Lorenzo Cantamessa, legale del club e difensore dello svedese.
Il colloquio, condotto da in videoconferenza da Giuseppe Chiné, capo della Procura, ha avuto una durata di circa un’ora. Ibrahimovic ha portato avanti la sua difesa dalle accuse di razzismo e ora la palla passa alla Procura. Che dovrà decidere se lo svedese ha violato o meno l’articolo 28 del Codice di giustizia sportiva. Articolo che condanna “ogni condotta che comporta offesa, denigrazione o insulto per motivi di razza, colore, religione, lingua, sesso, nazionalità, origine anche etnica, condizione personale o sociale”. Per il Milan e per Ibra, ovviamente, questo non è avvenuto.
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Ibrahimovic ha sostenuto di aver pronunciato le frasi sul voodoo con chiaro riferimento alla vecchia storia uscita sui giornali inglesi. Una storia che a Lukaku ha sempre dato fastidio, al punto da provocarne una reazione eccessiva.
Nelle prossime ore toccherà anche Lukaku. Intanto, ciò che conta per il Milan e per Ibra, è la caduta delle accuse di razzismo. Perché, con un chiaro riferimento a una vicenda del passato e considerando anche la storia dello svedese, non ci può esser stata discriminazione razziale.
Sulla vicenda ha detto la sua anche il presidente federale Gravina, che ha smorzato i torni:
Non è stato un bello spettacolo ma non parlerei di punizioni esemplari. E chi è pronto a scagliare la prima pietra deve fare un esame di coscienza.
Parole che lasciano ben sperare nell’assenza di una squalifica esemplare, come si era vociferato nei giorni scorsi.