“Io non sono un uomo, io sono Cantona”. È una delle massime di King Eric. Il re di Manchester, l’inglese amato anche dagli inglesi…
Pagine e pagine di storia. Di imprese. Di goal impossibili e gesti incomprensibili. C’è tutto in un personaggio come lui, come Eric Cantona.
Un giocatore, un’icona del calcio oggi diventato attore. Un personaggio che Sportweek ha voluto ancora una volta celebrare. Lo ha fatto con racconti, foto e frasi speciali. E quelle noi vogliamo riportarle. Qui, come delle istantanee. Immagini dimenticabili.
“Eric Cantona è stato una saetta di luce nel temporale, tuono e folgore, campione irregolare e ribelle, allergico alla più triste delle rese: la banalità. Talento bestiale, come il fisico. Fuoriclasse irrequieto, uno che aveVa – ce l’aveva nei piedi, nello sguardo, nei gesti – quella che Stephen King in Shining chiama “Luccicanza”. Un potere inesauribile, una scorta di luce…”
“Eric venticinque anni fa dava l’addio al calcio, implodeva dentro la bolla di una partita come tante: West Ham-Manchester United 0-2, 11 maggio 1997. Sigla, sipario, applausi al pavone che fa la ruota. Aveva 31 anni, nemmeno tanti, ma si era già stancato. In quella Premier giocò più di tutti: 36 partite, di gol ne fece 11, il più iconico contro il Sunderland, dribbling e pallonetto in corsa a baciare il palo prima di planare in rete. Ci sono stati orgasmi meno entusiasmanti. Era quello il quarto titolo in cinque stagioni con i Red Devils, ma in bacheca ci vanno anche un altro titolo inglese, vinto con il Leeds, e uno francese, con l’Olympique Marsiglia, più svariate Coppe…”
“Per quelli del Manchester era Dieu o più modestamente The King…”
“La maglia numero 7 che fu di George Best è stata sua. Nel gi- ro di una generazione, la con- segnò a Beckham, il suo opposto. Beckham…”
Eric Cantona e la sua storia: quel colpo di Kung Fu a un tifoso…
“Io non sono un uomo, io sono Cantona”. L’incredibile storia di King Eric…
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“Il colpo da kung fu. Gennaio 1995, l’ora dell’Indemoniato. Accadde a Selhurst Park, ci mancava solo che mettessero il nastro giallo della scena del crimine: Crime, do not cross. Oggi sarebbe diventato un meme, allora fu uno scandalo planetario: Cantona, esibendosi come “Ugo re del judo”, fa un autografo con i tacchetti sul petto di un tifoso del Crystal Palace che ha osato insultarlo. Si chiama Matthew Simmons, ha vent’anni e una fedina penale non esattamente immacolata: tre anni prima è finito in galera per aver pestato a sangue un cingalese che non si rassegnava a consegnargli inerme il portafogli. Canto- na viene condannato a 120 ore di lavori socialmente utili e sospeso per nove mesi”
“Nel 1995 fu molto vicino all’Inter: doveva essere il primo affare di Massimo Moratti, ma la trattativa saltò. 45 presenze e 20 reti con la nazionale francese, ma gli è capitato il periodo sbagliato: subito dopo la Francia di Platini e Tigana e appena prima quella di Zidane e Deschamps, un solo grande torneo internazionale: Euro 1992 nel suo curriculum”
“Oggi è un attore apprezzato che sfila per il red carpet con la stessa eleganza con cui entrava nelle aree di rigore. La filmografia è ricca e variegata, già più di trenta tra film e serie tv. È stato se stesso per Ken Loach in Il mio amico Eric, cacciatore di serial-killer in The Voyageur, cowboy nel selvaggio west in The Salvation, border-line in Les Rois du monde, disoccupato-giustiziere in Lavoro a mano armata, debordante poliziotto in L’Outremangeur, che lo vide ingrassare fino a raggiungere i 160 chili…”
Questo è semplicemente una parte della storia infinita, ancora da scrivere, di King Eric Cantona…
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