Dopo giorni di silenzio, Francesco Acerbi parla delle accuse di razzismo nei confronti di Juan Jesus: accuse da cui il centrale dell’Inter è stato assolto
Le ultime due settimane del calcio italiano sono state interessate dalla vicenda riguardante i presunti insulti razzisti pronunciati da Francesco Acerbi verso Juan Jesus in Inter-Napoli del 17 marzo. Una situazione che ha portato alla decisione del Giudice Sportivo di assolvere il centrale nerazzurro dalle accuse di quello partenopeo.
E dopo giorni di silenzio Acerbi ha parlato al Corriere della Sera. Un Acerbi triste per le giornate pesanti trascorse:
Sono triste e dispiaciuto: è una vicenda in cui abbiamo perso tutti. Quando sono stato assolto, ho visto le persone attorno a me reagire come se fossi uscito dopo dieci anni di galera, molto contente di essere venute fuori da una situazione del genere: sono state giornate molto pesanti.
Acerbi ha scelto i silenzio nei giorni più caldi. Quelli del colloquio con la Procura Federale e della sentenza. Ha scelto di parlare a distanza di tre giorni dall’assoluzione, arrivata martedì 26 marzo:
Avevo fiducia nella giustizia e non volevo rischiare di alimentare un polverone che era già enorme. Adesso che c’è una sentenza, vorrei dire la mia, senza avere assolutamente nulla contro Juan Jesus, anzi è il contrario perché sono molto dispiaciuto anche per lui. Ma non si può dare del razzista a una persona per una parola malintesa nella concitazione del gioco. E non si può continuare a farlo anche dopo che sono stato assolto.
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Una sentenza liberatoria per Acerbi. Non solo per i giorni difficili passati durante gli esami della Procura Federale, ma anche per il dopo. Per quello che ritiene sia stato un accanimento nei suoi confronti:
Lo è stata, ma nella liberazione sono comunque triste per tutta la situazione che si è creata, per come era finita in campo, per come ci hanno marciato sopra tutti senza sapere niente. Anche dopo l’assoluzione ho percepito un grandissimo accanimento, come se avessi ammazzato qualcuno.
Non è lotta al razzismo per Acerbi. Si tratta – continua il difensore nel suo sfogo – di umiliare e massacrare una persona e la famiglia. Il tutto per una cosa finita in campo:
Si sta solo umiliando una persona, massacrando e minacciando la sua famiglia, ma per che cosa? Per una cosa che era finita in campo e nella quale il razzismo non c’entra nulla. Il razzismo purtroppo è una cosa seria, non un presunto insulto.