Negli ultimi anni, il mondo dello sport ha iniziato a guardare con curiosità (e sempre meno diffidenza) i derivati della canapa. Tra questi, il CBD o cannabidiolo, è diventato un vero e proprio alleato per molti atleti. A differenza del THC, il CBD non ha effetti psicotropi e la FIFA ne consente l’uso, riconoscendone i potenziali benefici per il recupero fisico e mentale.
Chi è interessato al mondo della canapa e alle sue varietà può anche esplorare le diverse categorie di semi femminizzati, ideali per comprendere meglio la genetica e le caratteristiche delle piante da cui il CBD viene estratto.
Cos’è il CBD e perché se ne parla tanto
Il CBD è uno dei principali cannabinoidi presenti nella pianta di cannabis. Numerosi studi ne hanno evidenziato gli effetti positivi su ansia, stress, infiammazioni e dolore muscolare. A differenza di altre sostanze, non provoca dipendenza né altera la percezione, il che lo rende perfettamente compatibile con l’attività sportiva professionale. Questo spiega perché molti sportivi — dal tennis al rugby, fino al calcio — abbiano iniziato a integrarlo nelle proprie routine di recupero. L’obiettivo non è “potenziare” le prestazioni, ma favorire il benessere generale e la rigenerazione dopo gli sforzi intensi.
CBD e sport: un alleato per corpo e mente
Nello sport, uno dei maggiori vantaggi del CBD è la sua azione antinfiammatoria naturale. I calciatori, costantemente sottoposti a sforzi fisici e microtraumi, trovano nel CBD un valido supporto per alleviare dolori muscolari, rigidità articolare e infiammazioni post-partita. Non si tratta solo di recupero fisico. Il cannabidiolo aiuta anche a ridurre ansia e stress, migliorando la qualità del sonno e la concentrazione. Per chi deve affrontare gare, trasferte e pressioni mediatiche, questi benefici possono fare la differenza. Inoltre, a differenza dei comuni antidolorifici o rilassanti, non provoca effetti collaterali significativi.
Quando il CBD entra nello spogliatoio

Il CBD sbarca in campo: perché sempre più calciatori lo usano
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Sempre più calciatori parlano apertamente dell’uso del cannabidiolo. Uno dei casi più noti è Megan Rapinoe, stella del calcio femminile statunitense e vincitrice del Pallone d’Oro, che ha dichiarato di usare il CBD per migliorare il recupero e la qualità del sonno. Negli Stati Uniti, molti sportivi hanno lanciato brand dedicati al CBD, promuovendone un uso consapevole tra gli atleti. Anche nel vecchio continente, l’argomento è sempre meno un tabù, con professionisti e fisioterapisti che ne consigliano l’utilizzo sotto supervisione medica.
CBD e FIFA: una posizione chiara
Dal 2018, l’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA) ha rimosso il CBD dalla lista delle sostanze proibite, distinguendolo chiaramente dal THC. Questo significa che gli atleti possono assumerlo liberamente, purché i prodotti siano certificati e privi di tracce di THC superiori ai limiti legali.
L’interesse per il CBD riflette un cambio di mentalità nello sport: sempre più atleti cercano metodi naturali per migliorare il recupero, dormire meglio e mantenere l’equilibrio psicofisico. Marchi come Sensoryseeds contribuiscono a diffondere la conoscenza delle varietà di canapa e delle loro proprietà, promuovendo un approccio informato e consapevole.
Che si tratti di alleviare il dolore dopo una partita o di ritrovare la calma prima di una sfida importante, il CBD sembra avere trovato il suo posto anche nel mondo del calcio.



