Le società possono tagliare gli stipendi già da subito. L’avvocato Mattia Grassani, esperto di diritto sportivo, ha pochi dubbi, anzi nessuno.
A Gazzetta.it Mattia Grassani affronta il problema delicato dei contratti fra club professionistici e giocatori: “Del taglio degli stipendi, in linea di principio, se ne può parlare già. Esattamente dal momento in cui ogni club ha dovuto smettere l’attività sul campo. L’obiettivo è quello di far partire anche il calcio quando il Paese ripartirà, senza arroccarsi. La missione è quella di tenere i giocatori quanto più vicini alla società, agli allenatori, mental coach, grazie anche agli strumenti utilizzati per tenersi in forma in casa. Ma questo può succedere solo se la squadra resta in sede, senza che tutti scappino…”.
Il perchè è semplice: “Ogni società fa ciò che meglio crede, ma lasciar andare i giocatori oggi, non è produttivo per una ripresa domani. È vero che siamo uno dei Paesi più colpiti, ma non siamo gli unici, quindi quando torneranno i giocatori scappati dovranno fare ulteriore quarantena”.
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Taglio ingaggi al centro del dibattito
“La decurtazione dello stipendio è un tema che nelle prossime settimane diventerà centrale. Abbiamo già tantissime società in Serie B e Serie C in grande sofferenza, quindi credo che una presa di coscienza da parte di qualunque membro del sistema calcio debba far fronte comune e mettersi in discussione”.
Sicuramente “quando il campionato – dice ancora l’avvocato Grassani al sito della Rosea – riprenderà parleremo ancora di stagione 2019-20, il contratto riprenderà e la retribuzione qualsiasi meso sarà, dovrà essere corrisposto. Sotto dibattito ci sono le mensilità, il periodo di inattività, quindi preparazione, ritiri, disputa di gare. Un club può far conto, dal momento della sospensione degli allenamenti sul campo, di valutare subito l’impossibilità di prestazione e negoziando coi propri giocatori una percentuale di decurtazione sugli ingaggi”.