Massimo Cellino non paga gli stipendi, è fallimento del Brescia, ma il patron si smarca: “le responsabilità non sono solo mie”…
Il Brescia è scomparso dal calcio professionistico. Dopo settimane di corse contro il tempo, di ricorsi in tribunale contemporanei a trattative per una cessione che ancora non è avvenuta, Massimo Cellino non ha pagato i 3 milioni di euro che servivano per iscrivere la società al prossimo campionato, sia che fosse di Serie B sia che fosse C. Nonostante il terreno fosse apparecchiato e bastasse il pagamento degli stipendi e dei contributi fiscali, il patron ha deciso di non pagare.
Ed è per questo che viene considerato come l’unico e solo responsabile della scomparsa del Brescia dopo 114 anni di storia. Anche se l’attuale presidente intende smarcarsi da questa attribuzione. Raggiunto dal Corriere della Sera, Cellino infatti ha risposto:
I furti e le truffe non mi hanno messo nelle condizioni di poter contrastare la violenta ingiustizia perpetrata dalla federazione nei nostri confronti. Mi son trovato da solo contro tutti e i tifosi nelle ultime tre stagioni sono stati ostili. Oggi per me è un giorno triste
Fallimento Brescia, Cellino: “Furti, truffe, tifosi: mi hanno lasciato solo contro tutti. Non è da imputare solo a me l’epilogo”
Fallimento Brescia, Massimo Cellino: non è solo colpa mia. Ecco contro chi punta il dito
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Anche in questa situazione, Massimo Cellino ha dato colpe ad altri. In primis alle truffe, come quella presunta che avrebbe subito dal Gruppo Alfieri, che ha comportato una penalizzazione di 8 punti (4 in questa stagione, 4 nella prossima) da parte del Tribunale Federale Nazionale. Per finire poi coi tifosi, che lui ha sentito ostili nei suoi confronti in questi ultimi anni. Tanto che da tempo aveva cominciato a minacciare che avrebbe ceduto il Brescia e non avrebbe pagato gli stipendi necessari. Detto fatto. Il patron, poi, ha detto ancora al CorSera:
Ogni giorno ne veniva fuori una, quanto sarebbe servito ancora per l’iscrizione? In tasca degli altri è sempre facile contare i denari, ma ognuno conosce le proprie possibilità economiche e io le mie. Non è da imputare solo a me questo tragico epilogo