Causa Coronavirus in Premier League la crisi inizia a farsi sentire e si accendono i dibattiti interni. La ripresa del campionato è sempre più un’incognita…
Persino il multimiliardario campionato inglese avverte adesso i contraccolpi della minaccia Covid-19 che ha scosso il calcio europeo e mondiale. L’interruzione totale delle manifestazioni sportive ha causato la perdita di molti proventi portando a difficoltà decisionali e a qualche tensione.
Prima di tutto, le discussioni riguardano le società e i loro dipendenti. I proprietari delle squadre (di svariata provenienza territoriale: solo quattro club, al momento, sono di proprietà di inglesi) chiedono la decurtazione del 50% degli stipendi dei calciatori, almeno per il periodo in cui non si è giocato. Inoltre dovranno occuparsi dei contratti in scadenza a giugno, altra gatta da pelare se la situazione rimanesse tale.
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Perché ovviamente i calciatori sono d’accordo ma fino ad un certo punto. Infatti andrebbe pure bene tagliare gli stipendi in questo periodo, ma, se si riprendesse a giocare, l’Associazione Calciatori Inglese vorrebbe garanzie per una piena remunerazione. Inoltre fa scalpore la decisione del presidente del Newcastle, Mike Ashley, di sospendere il pagamento degli stipendi a tutti i dipendenti del club, non solo ai calciatori. Adesso loro dovranno rivolgersi al programma di aiuti istituito dal governo, mentre c’è la questione delicata del passaggio di proprietà: infatti il magnate inglese starebbe trattando per cedere il Newcastle ad un fondo saudita.
La situazione di crisi economica è strettamente legata alla ripresa del campionato. I vertici delle società vorrebbero tornare a giocare al più presto il torneo (interrotto a nove giornate dalla fine e sospeso, al momento, fino al 30 aprile) per poter incassare gli introiti delle emittenti televisive e assegnare i titoli del campionato, della FA Cup e della Community Shield.