In vista di Cremonese-Sampdoria Ariedo Braida, dirigente dei lombardi, è tornato sul suo breve passaggio in blucerchiato e sull’addio dopo l’arrivo di Ferrero
Ariedo Braida, una vita nel Milan insieme a Silvio Berlusconi e Adriano Galliani, è ora consulente strategico della Cremonese. Lo storico dirigente, alla vigilia della partita tra i lombardi e la Sampdoria, ha voluto ripercorrere il suo breve periodo in blucerchiato. O meglio, come l’ha definita lui stesso al Secolo XIX, la sua apparizione:
La mia fu un’apparizione non apparizione. Dopo aver lasciato il Milan, firmai con Garrone a febbraio 2014 ma dovevo aspettare la stagione successiva per i regolamenti dell’epoca. Un giorno Garrone mi convoca a Genova e mi dice: “Ho venduto il club”.
L’arrivo di Massimo Ferrero, poi, segnò la fine di Braida alla Sampdoria, che salutò senza, di fatto, mai lavorare in modo operativo:
Arrivò Ferrero ed era chiaro che con lui non c’era piacere che rimanessi. Ma poi arrivò il Barcellona: non mi andò malissimo, no?
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Qualche rimpianto per Braida, nonostante il passaggio al Barcellona, c’è. La Sampdoria, infatti, in quel momento sembrava la squadra migliore per lui:
Sì, la Samp era una società a misura d’uomo per me, la mia realtà ideale in quel momento per l’esperienza accumulata: si potevano fare cose interessanti. La maglia è bellissima, unica, particolare. In questi giorni con un amico italo-americano abbiamo ricordato che in quel periodo eravamo in contatto per far crescere il brand Samp negli Usa grazie alla maglia spettacolare.
Non potevano mancare, infine, due passaggi sulla situazione attuale della Sampdoria. I blucerchiati vivono un momento societario difficile:
Posso solo dire che auguro alla Samp di trovare serenità e tutto quel che serve ma ora devo essere focalizzato sulla salvezza della nostra “Cremo”.
E Stankovic?
Ho già visto che cambia pelle nella stessa gara. Ha grande passato da calciatore, conosce bene la A, l’Italia, sa tutto, ha avuto grandi maestri: avrà un futuro importante.