Oltre all’emergenza sanitaria, il coronavirus sta creando enormi problemi anche in ogni settore economico. Anche il mondo del calcio non è esente. Nell’incertezza sulle modalità di ripresa del campionato, si apre il fronte rimborsi ai tifosi.
Le associazioni di tutela dei consumatori sono pronte a dare battaglia: biglietti e abbonamenti non utilizzati a causa del covid19 devono essere rimborsate dalle società di calcio.
Il CODACONS è pronto ad utilizzare lo strumento più potente, quello dell’azione collettiva, la cosiddetta class action, ormai presente da qualche anno nel nostro ordinamento giuridico.
Bisogna dire che non tutti i club hanno negato i rimborsi. Ad esempio in caso disputa delle partite a porte chiuse, 10 club su 20 prevedono il rimborso.
La Sampdoria, insieme a Spal, Udinese, Juventus, Lecce, Roma, Inter, Brescia, Atalanta e Genoa è invece tra i club che non prevedono alcuna forma di ristoro per gli abbonamenti non goduti.
Tuttavia oltre 5000 tifosi blucerchiati hanno chiesto di destinare all’Ospedale San Martino di Genova il rateo non goduto dell’abbomamento per la partita Samp-Verona. La palla adesso passa alla Sampdoria.
CONTRATTI ALLA MANO
Al di là dell’ammirevole scelta dei supporter blucerchiati, il tema si sposta su un piano meramente contrattuale.
Quando acquistiamo un biglietto o un abbonamento per un evento sportivo, accettiamo le c.d. “condizioni generali di contratto“.
In queste clausole di riversano sul tifoso i rischi legati all’impossibilità di assistere alla partita per causa di forza maggiore, caso fortuito o per disposizioni di organismi e autorità non dipendenti dalla società calcistica.Tutto ciò senza che si possa aver diritto ad un rimborso o alla riduzione del corrispettivo economico già versato.
Secondo l’avvocato Cesare Di Cintio, specializzato in diritto sportivo, queste queste clausole potrebbero essere considerate vessatorie , perchè ” determinano un evidente squilibrio di obblighi derivanti dal contratto, aggravando la posizione dello spettatore ed agevolando quella dell’organizzatore”.
Peraltro, sottolinea il legale, l’ AGCM (Autorità Garante Concorrenza e Mercato) ha già avviato nei confronti di alcuni club un procedimento istruttorio per accertare la vessatorietà di queste clausole contrattuali, in quanto sarebbero in contrasto con il Codice del Consumo.
La stessa AGCM ha chiesto ai club di effettuare le restituzioni in caso di partite disputate a porte chiuse. Nel caso facciano orecchie da mercante, secondo l’avv. Di Cintio, i tifosi dovranno ricorrere alle Autorità Garanti per avere la tutela prevista delle legge. E data la portata dei potenziali interessati (il Corsport stima 195 mila tifosi) la class-action potrebbe essere la soluzione corretta.
Sempre che le società non preferiscano procedere in autonomia con i rimborsi… e sarebbe la cosa migliore.