In Cina è fallito il primo club a causa del Coronavirus. Si tratta del Tianjin Tianhai, squadra della J-Super League che nella giornata odierna ha dichiarato la bancarotta.
Il Tianjin ha dovuto fare i conti con problematiche economiche e non solo, che hanno trasformato uno scenario di spese folli e fuori mercato, che hanno obbligato la federazione cinese ad un duro dietrofront. Nella stagione attuale, non ancora partita a causa della pandemia, sarebbe stato introdotto per la prima volta il Salary Cap, da 3,3 milioni di dollari annui, valido anche per i giocatori stranieri.
Il club cinese sulla panchina aveva avuto molte vecchie conoscenze italiane, sia in campo come Alexandre Pato, Axel Witsel, sia in panchina come Fabio Cannavaro e Paulo Sousa.
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Le disavventure del club iniziano in realtà già prima, con lo scandalo Quanjin. L’azienda, leader nella produzione e nella vendita di piante medicinali ed aromatiche, vide l’arresto del proprietario Shu Yuhui (allora presidente del Club) e di 17 collaboratori, accusati di aver causato la morte di una bambina di quattro anni malata di cancro utilizzando false operazioni di marketing per convincere i genitori.
Da lì il tracollo finanziario della società, gli addi dei giocatori di spicco come Pato e Witsel e la vendita delle azioni societarie a costo zero, ma con 145 milioni di dollari di debito. Nessun interesse e fallimento inevitabile, il primo di una squadra cinese della Super League.
“Data una situazione finanziaria insostenibile, il club non è più in grado di proseguire la sua attività” è scritto in una nota ufficiale, risultando così di fatto il primo club in Cina a fallire a causa del Coronavirus. Al posto del Tianjin è stato ripescato lo Shenzen, allenato da Roberto Donadoni.
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