Lunghi periodi di quarantena possono determinare un aumento dei casi di ansia e paura (del contagio): qualche consiglio per gestire lo “stress da coronavirus”
Nonostante qualche apertura, sappiamo che le misure di contenimento dell’epidemia da covid-19 sono state prorogate sino al 3 maggio. La misura di sanità pubblica è necessaria, ma pone anche un altro interrogativo: quali potrebbero essere le conseguenze sul piano psicologico? “Per prevederle, possiamo basarci su alcune analoghe esperienze: anche piuttosto recenti – afferma Andrea Fiorillo, ordinario di psichiatria all’Università della Campania Luigi Vanvitelli –. Nel breve potrebbe rilevarsi un aumento dei disturbi depressivi, dell’ansia e del disturbo post-traumatico da stress. Più difficile è invece anticipare gli effetti a lungo termine, che dipenderanno anche dalle condizioni di partenza dei singoli italiani”.
LEGGI ANCHE Sampdoria, Ronaldo Vieira e il Coronavirus
Frustrazione, noia, isolamento. Ma anche paura, rabbia, insonnia e difficoltà di concentrazione. Alzi la mano il cittadino italiano che negli ultimi dieci giorni non abbia provato una di queste sensazioni, sottoposto alla quarantena. Quella in atto è una misura di sanità pubblica che viene utilizzata per limitare la diffusione del contagio di un’infezione nella popolazione generale. Si tratta di una misura preventiva e contenitiva della diffusione del patogeno (in questo caso Sars-Cov-2) che include la separazione fisica dagli altri e la restrizione dei movimenti di persone che potrebbero essere state esposte alla malattia contagiosa. I
I segni che la quarantena lascia sulla mente.
La quarantena può avere un impatto significativo sulla salute mentale e sul benessere psicologico dei cittadini. A certificarlo è una review pubblicata sulla rivista The Lancet da un gruppo di ricercatori del King’s College di Londra. L’analisi di 24 studi – condotti durante precedenti epidemie: come quelle della Sars, dell’H1N1, della Mers e di Ebola – li ha portati a misurare quelle che sono le conseguenze più di frequente rilevabili tra le persone sottoposte a una simile misura restrittiva. Pur non differenziando i singoli in base allo stato di salute di partenza, i ricercatori hanno osservato che disturbi quali l’ansia, la depressione, l’irritabilità e il disturbo post-traumatico da stress possono durare anche per mesi, dopo la fine della quarantena. Conseguenze che possono riguardare pure, se non soprattutto, gli operatori sanitari, chiamati a compiere gli straordinari. Secondo Fiorillo, gli effetti della quarantena possono ingenerarsi «dalla perdita della routine, dalla percezione della paura delle conseguenze dell’epidemia, dalla riduzione dei contatti sociali e fisici, dal senso di coercizione all’interno di spazi limitati, dall’insicurezza e dalla percezione di un futuro a tinte fosche». Senza dimenticare alcuni cambiamenti forzati, come quelli che stanno vivendo i parenti delle vittime di Covid-19: impossibilitati a dare l’ultimo saluto ai propri congiunti.
Quarantena, una situazione unica
La situazione è nuova per quasi tutti gli italiani. C’è chi ha vissuto la Seconda Guerra Mondiale, ma profonde sono le differenze rispetto a quella esperienza. “Vero è che non capita spesso di dover stare chiusi in casa per così tanto tempo, ma durante un conflitto la paura è ancora più forte – prosegue l’esperto -. Di conseguenza, la ripresa può presentare maggiori difficoltà”. Difficile anche fare confronti con le catastrofi ambientali, come i terremoti. “Si tratta dì eventi tragici, ma territoriali, che offrono una via di fuga: quella che oggi manca e che fa sentire le persone in gabbia. Stiamo vivendo una condizione di stress cronico durante la quale occorre tollerare le restrizioni”. Impossibile fissare un limite di «resistenza» in questa condizione, anche se per natura l’uomo è abituato ad adattarsi alle diverse situazioni: anche a quelle più critiche. Secondo gli scienziati britannici è importante però che, soprattutto se l’ipotesi di una proroga dovesse diventare concreta, “la comunicazione nei confronti dei cittadini sia chiara, che si rimarchi la disponibilità dei beni di prima necessità e si punti a far capire la responsabilità che ogni persona ha nel determinare la salute propria e delle altre persone”.
Coronavirus: consigli per gestire lo stress durante la quarantena
“Occorre acquisire informazioni chiare e univoche – precisa Fiorillo -. Meglio non sovraccaricarsi, soprattutto perché tra le notizie attendibili si insinuano molte fake news”. Un aiuto può arrivare anche dai mezzi di comunicazione. Via libera a smartphone, tablet e pc per fare videochiamate con parenti e amici: aiutano a ridurre il senso di isolamento e le preoccupazioni per amici e parenti lontani. Secondo Fiorillo anche «le linee telefoniche dedicate, curate da operatori sanitari o da personale esperto, aiutano a ridurre l’ansia associata alla quarantena». Da rimarcare è inoltre l’importanza della quarantena in chiave altruistica: “Sapere che dal proprio comportamento potranno derivare dei benefici per la collettività, e soprattutto per le fasce più deboli, permette di percepire la situazione attuale come meno stressante”. E poi, “continuare a mantenere quanto più è possibile una routine regolare”: in cui devono trovare posto le necessarie ore per il sonno, l’alimentazione, l’attività fisica (yoga, tapis roulant, esercizi fisici in casa), oltre che per il contatto con familiari e amici. Importante è infine che i vari membri della famiglia riescano a rispettare i propri tempi e gli spazi, definendo regole chiare per i più giovani.