La Coppa Italia è il sogno di tanti, lo deve essere nuovamente per la Sampdoria di Ranieri. Andare a Roma deve essere un obiettivo…
Dopo che, contro la Lazio, il coro dei tifosi si era fatto sentire (“Doria alè, Doria alè“), il Ferraris delle 14 di un martedì di fine ottobre è qualcosa di straziante.
Già, ovviamente, lo stadio non sarebbe stato particolarmente pieno per una sfida di Coppa Italia in una giornata feriale ad un orario lavorativo contro una squadra di serie B e trasmessa in diretta televisiva – un mix perfetto per tenere la gente a casa – ma il nuovo DPCM che trasforma nuovamente le sfide in partite a porte chiuse ci fa rivivere l’effetto straniante dei mesi scorsi, fin da quando quel maledetto otto marzo Sampdoria-Verona fu la prima partita a porte chiuse (e anche la prima della risalita blucerchiata).
Le voci di tecnici e giocatori – lo staff della Salernitana e Claudio Ranieri si aggiudicano il primato delle voci più squillanti – si sentono nitidamente. Come sempre in questi mesi. Più di sempre in questi mesi.
E persino un gruppo di piccioni che banchetta allegramente sul prato fa sentire le ali che sbattono ogni volta che i giocatori si avvicinano e volano via ad occupare altri settori del campo.
E poi, quasi incidentalmente, in questo clima, c’è la partita.
Ranieri fa giocare tutti coloro che non hanno minutaggio, come aveva preannunciato, con una formazione in cui quasi nessuno ha giocato fino ad ora titolare fisso in campionato: Letica, Rocha, Adrien Silva, Verre, Keita, Colley, Askildesen, Regini, La Gumina, Alex Ferrari e Leris.
E ovviamente la squadra è meno continua che in campionato: si vede qualcosa di buono da Silva, che ha una visione di gioco notevole; La Gumina è probabilmente il migliore in campo; Verre è come sempre capace di alternare tocchi geniali a errori di finalizzazione, come una Penelope del calcio, ma ribadisco che lo vorrei sempre in campo perchè è uno straordinario valore aggiunto.
E il goal della qualificazione al nono del secondo tempo arriva proprio da una combinazione fra Verre, autore di una discesa imperiosa e irresistibile, e La Gumina che insacca. E, per di più, tutto questo avviene nel momento migliore della Salernitana, che quest’anno è una signora squadra, seconda in serie B con un ruolino di tre vittorie e due pareggi nelle ultime cinque partite.

Insomma, è una vittoria pesante tre volte, quella blucerchiata.
La prima perchè la Sampdoria passa il turno. La seconda perchè regala il derby di Coppa il mese prossimo. La terza perchè Ranieri ha avuto ragione un’altra volta coinvolgendo tutto il gruppo e ottenendo così tutti gli scopi che si prefiggeva. Insomma, tanta roba.
Anche perchè, storicamente, la Coppa Italia è una parte della storia della Sampdoria. Da lì è partita la Samp d’oro, da lì è partito un palmarès fatto di quattro Coppe Italia e di sette finali giocate, lì sono stati trovati i titoli per partecipare alla Coppe delle Coppe che poi i blucerchiati avrebbero vinto, lì in qualche modo sono state poste le fondamenta per lo scudetto e per la notte di sogni di Coppe di Campioni.
Proprio per tutti questi motivi, mi è sempre un po’ dispiaciuto che negli ultimi anni la Sampdoria abbia snobbato la Coppa, dopo la finale ottenuta con le unghie e coi denti e poi persa a Roma ai rigori con la Lazio con il rigore decisivo fallito da Antonio Cassano e Walter Mazzarri in panchina…