Renzo Parodi, nel suo lungo post su Facebook, è tornato a parlare della questione cessione per la Sampdoria, scagliandosi contro Ferrero…
Il capitolo cessione della Sampdoria si arricchisce ogni giorno di nuovi particolari. Renzo Parodi, noto giornalista genovese, ha rivelato di voler raccontare ogni cosa legata alla vicenda Al Thani. E, tornando sulla contestazione a Massimo Ferrero da parte dei tifosi, ha ripercorso le varie tappe della presidenza del “Viperetta“…
A causa delle pressioni di famiglia, fortissime, nel giugno 2014 Edoardo Garrone si precipitò a vendere, anzi a regalare la Sampdoria a Massimo Ferrero. Uno sconosciuto uscito dal cilindro come il classico coniglietto del prestigiatore, all’insaputa di tutti (o quasi). Sul punto Edoardo fa un blando mea culpa che non spiega nulla: “Vidi Massimo Ferrero una sola volta e poi a giochi fatti il giorno del passaggio delle consegna”, ha dichiarato a Telenord. Peggio mi sento, mi viene da dire… Pronunciando queste parole Edoardo dà l’impressione di essere stato costretto a fare quello che ha fatto (male) (…)
E però torna la domanda-chiave. Perché Massimo Ferrero e non, per esempio, Gianluca Vialli? Lo ripeto: era legittimo che si decidesse il disimpegno dalla Sampdoria, ma non a quel prezzo né sulla pelle del club che Duccio, da galantuomo, rilevò d Enrico Mantovani quando la Sampdoria era sull’orlo del fallimento, esattamente come oggi, schiacciata dai debiti tanto che, nonostante le cessioni di Sereni e Vergassola, gli ultimi due quadri della ricchissima collezione ereditata dal padre Paolo e dilapidata (come ripetutamente scrissi all’epoca sul Secolo XIX, diventando il nemico numero uno della patria blucerchiata) nel corso delle stagioni, riducendo una delle società più ricche, prestigiose e vincenti d’Europa alla misera ombra di se stessa, ormai in punto di morte. Perché dunque Ferrero?
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Nel suo lungo post, Renzo Parodi ha ripercorso le (tristi) tappe della presidenza Ferrero.
Ecco i passaggi più importanti del post:
L’avvio dell’era Ferrero peraltro sul piano strettamente sportivo fu incoraggiante. Ferrero strappò all’allenatore, Sinisa Mihajovic, la promessa che sarebbe rimasto, provò a calarsi nel personaggio del romano caciarone ma dal cuore grande (raccolta di denaro per gli alluvionati, iniziative di carattere sociale); provò con qualche successo a passare per il simpaticone che piace anche ai tifosi delle altre squadre che difatti lo elessero a beniamino. Un domatore di folle, un illusionista, un gran furbone. Bravo ad alimentare il proprio personaggio anche grazie alle numerose comparsate televisive che gli venivano continuamente offerte (…)
Non è vero, come scrive qualcuno di corta memoria, che i tifosi furono dalla parte del Viperetta. Tollerarono, evitarono contestazioni a prescindere.
La presidenza Ferrero
I risultati sportivi inizialmente non furono allarmanti. Subito l’exploit del settimo posto nella stagione 2014/15 con qualificazione all’Europa League dilapidata immediatamente perdendo al primo turno col Vojvodina. A Mihajlovic, attratto dalle sirene milaniste, nella stagione 2015/16 era frattanto subentrato Walter Zenga, esonerato in corso d’opera e sostituito da Vincenzo Montella. Negativa la stagione, con la retrocessione scampata per un pelo. Da lì un decimo e due noni posti con Giampaolo in panchina, un altro brivido nella stagione 2019/20 e un promettente nono posto la stagione successiva ancora con mister Claudio, chiamato in panchina dopo la disastrosa esperienza Di Francesco e successivamente (estate 2021) liquidato da Ferrero non per ragioni economiche come venne detto e scritto. Alla base del divorzio ci fu una questione di carattere personale tra i due. La personalità di Ranieri, il suo carisma e la capacità di tenere alla larga il presidente delle dinamiche dello spogliatoio fece saltare la mosca al naso al presidente che decise di non rinnovare il contratto a Ranieri. Ferrero ha l’istinto del protagonista e non consente a nessuno di rubargli la scena. Così ecco D’Aversa in panchina dopo un rosario di “no grazie” ricevuto da tanti altri candidati e il resto è storia recentissima.
Ancora Giampaolo e ancora una salvezza al l’ultimo palpito, se Audero non avesse parato il rigore di Criscito la Sampdoria sarebbe scesa in B a braccetto del Genoa. Infine Stankovic (voluto fortemente da Lanna), con Ferrero di fatto messo ai margini a causa del trust ma sempre attivo nell’agitare le acque dentro la società e attorno alla squadra. Vedere alla voce “Lanna è il peggior presidente della storia della Sampdoria”. Eventualmente escluso Ferrero stesso, s’intende…