Va avanti lo scontro tra Mario Sconcerti e Giancarlo Antognoni, con la Fiorentina di sottofondo. Ecco la replica del giornalista
Continua il botta e risposta tra Giancarlo Antognoni e Mario Sconcerti. Avevamo già riportato la prima parte dello scontro tra il noto giornalista sportivo e la bandiera viola. Parole dure tra i due che di certo non si sono risparmiati.
Tutto nasce dalle parole di Sconcerti, rilasciate a una radio di Firenze. Tra i due non è mai corso buon sangue, fin dai tempi dell’avventura da dirigenti proprio alla Fiorentina, ai tempi sotto l’era Cecchi Gori. In quel caso i contrasti portarono alle dimissioni di Antognoni.
Ancora una volta c’è mi mezzo la società, questa volta di proprietà di Commisso, il nuovo stadio di Firenze, ma anche il contratto non rinnovato all’ex numero 10. Sconcerti non ha usato mezzi termini, per descrivere la situazione, usando queste parole.
Cosa hanno detto Sconcerti e Antognoni
Caos Fiorentina: Sconcerti-Antognoni, 2° round. La replica del giornalista
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Deve sentirsi libero Antognoni, ha una trattativa privata con la società. Se i fiorentini pensano che debba essere pagato dal club solo perché è una bandiera, che paghino loro una tassa.
Non c’è voluto poi molto per la replica dell’ex calciatore, alla stessa emittente radiofonica. Antognoni ci è andato ancora più pesante, una novità per un personaggio come lui, mai sopra le righe.
Io non solo solo una bandiera, io lavoro e non sto fermo. Mentre lui si sciacquava le palle, sempre che le abbia ancora. Che lo intestino a lui lo stadio, io sono ancora attivo. Di solito si intitolano ai morti, lui ci è più vicino di me. Vi dico che l’invidia è una brutta bestia.
Ma lo scontro non si è fermato qui, perché Mario Sconcerti ha voluto replicare, chiarendo le sue parole e prendendo anche posizione.
Rispetto le sue posizioni, ma rispetto anche quelle della Fiorentina. Se trovano un accordo bene, se non lo trovano mi spiace ma non sarebbe lo scandalo che ho sentito. Credo sia sempre giusto essere pagati per quello che si fa, non per quanto si è fatto quarant’anni prima. Pensavo comunque che il problema di Giancarlo fosse il suo rapporto con la società, scopro invece che il suo problema sono io. Ha messo tanta energia nell’offendermi che se l’avesse messa nel difendere il suo lavoro gli avrebbero certamente già rinnovato il contratto. Direi che ora può bastare così, anche perché siamo andati oltre diffamazione e calunnia e sarebbe ridicolo alla nostra età portarlo in tribunale.