Maya Yoshida racconta aneddoti sul suo passato e analizza le differenze tra Giappone ed Europa, passando anche per il primo periodo non facile alla Sampdoria
Maya Yoshida, a oltre un mese dall’infortunio subito contro il Cagliari il 6 gennaio, tornerà tra i convocati di Marco Giampaolo. Il tecnico della Sampdoria, finalmente, potrà lavorare anche con il giapponese, che, intanto, ha rilasciato un’intervista a Dazn per la rubrica “Culture”.
Dopo le anticipazioni dei giorni scorsi, il difensore giapponese ha approfondito alcuni discorsi legati al primo impatto con l’Europa dopo il suo trasferimento dal Giappone:
La prima cosa che mi ha colpito subito, era l’altezza degli olandesi. In Giappone siamo più piccoli.
Maya, poi, prosegue analizzando le differenza tra la cultura giapponese e quella europea. Tante piccole differenze, che comprendono anche i diversi concetti di ordine e pulizia:
In Giappone siamo troppo inquadrati, io preferisco stare più sereno, non come gli italiani che lo sono troppo, ma come gli inglesi. Essere il capitano del Giappone è un onore. Dopo ogni partita con la Nazionale puliamo lo spogliatoio. La nostra cultura mi piace tanto. In Europa mi sento male perché i centri sportivi sono disordinati, a me piace molto la pulizia, l’ordine.
A proposito di ordine, Yoshida non ha dubbi su chi sia il più disordinato alla Sampdoria:
Il più disordinato alla Samp? Candreva.
Sampdoria, l’inizio non facile di Maya Yoshida


Sampdoria, Yoshida mette ordine nello spogliatoio…
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Il primo periodo alla Sampdoria non è stato facile per Yoshida. Arrivato dal Southampton nel gennaio del 2020, ha dovuto subito fare i conti con il lockdown:
Praticamente ho iniziato alla Sampdoria con il lockdown. È stata dura, ero da solo in un appartamento piccolo, con l’idea di stare a Genova solo quattro mesi. Ho scroccato il Wi-Fi al vicino di casa per fare lezioni online di italiano.
Come già emerso dall’anticipazione, Yoshida ha una grande passione per il mondo dei manga. Non poteva, quindi, mancare qualche riferimento a Holly e Benji:
Certamente anche tutti noi bambini giapponesi guardavamo Holly e Benji in televisione, anche se da noi hanno altri nomi. Il problema, piuttosto, è che proprio guardando quella serie è cresciuta una generazione di numeri 10 e nessuno voleva giocare in difesa. Diciamo che rappresento un po’ un’eccezione.




