Continua il racconto dell’anno dello scudetto con la Sampdoria di Roberto Mancini: tra il suo goal più bello, la partita chiave e l’assenza con il Lecce
Il trentennale dello storico scudetto si avvicina: il 19 maggio il mondo Sampdoria ricorderà i ragazzi che nel 1991 raggiunsero lo storico traguardo. Sotto la guida del genio calcistico di Roberto Mancini, il dieci blucerchiato prosegue nel ricordo di quell’annata magica sul Giornale. Parlando del goal più bello:
Quello al volo contro il Napoli, ma già sul 3-1. Forse il 2-0 col Milan in casa. Azione in velocità, anticipo Pazzagli: gol. Il 4-1 contro il Napoli fu anche la partita chiave. Erano Campioni d’Italia e fino al 40′ ci avevano messo sotto. Poi segnammo due reti e rimasero secchi. Da lì abbiamo pensato fosse l’anno giusto.
Sì la partita con il Napoli, ma quella che chiuse il discorso scudetto fu il 5 maggio contro l’Inter. Il 2-0 di San Siro piegò anche l’ultima speranza nerazzurra:
Per l’Inter una data “no”, non gliene va bene una: quest’anno lo evita. Pagliuca ci salvò la pelle come tante volte: parò un rigore a Matthaus.
Anche in un anno perfetto può capitare qualche intoppo. A Roberto Mancini capitò nel giorno della matematica: Bobby Goal nel 3-0 contro il Lecce non c’era. Squalificato:
Mi è spiaciuto. Ma contava l’obbiettivo. C’ero lo stesso, ero con loro. Mi è mancata solo quella partita.
Il patto scudetto e l’armonia tra i giocatori della Sampdoria

Sampdoria, Mancini e lo scudetto: tra il goal più bello e l’unico rammarico
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Era una squadra magica per l’armonia e il senso del gruppo. Una squadra che aveva viveva a pieno la città e che aveva fatto un patto: quell’anno si doveva vincere:
A Genova ci divertivamo. Per noi era qualcosa che andrà sempre raccontata. Quell’anno ce lo siamo detti: qualcuno poteva andare via, aveva diverse proposte, ma il patto era arrivare insieme allo scudetto. Poi, dopo la finale di Coppa dei Campioni, liberi tutti.
L’armonia tra giocatori, ambiente e presidente è l’aspetto su cui Mancini insiste di più:
Darei qualunque cosa per tornare indietro di 30 anni. C’è stato amore per i tifosi, per il presidente, sentimenti che dovrebbero far parte della nostra vita. Siamo ancora legati. L’amicizia che si è creata rimane speciale. È stato molto più del vincere uno scudetto. È stata la storia della vita di ragazzi che si sono divertiti.
Parte di quel gruppo scudetto culla un altro sogno. Un sogno che si chiama Europeo che, questa volta, sarebbe di tutta la nazione:
Siamo convinti di farcela, se tutto va per il verso giusto. Basta niente per deludere, ma sarebbe una storia da sogno. Fantastico! Dopo trent’anni ancora noi.



