In esclusiva per ClubDoria46 l’ex Sampdoria Christian Puggioni è convinto che la Sampdoria possa farcela. Possa lottare fino alla fine, senza mollare, per un posto ambizioso in classifica. Europa? Perché no…
Christian Puggioni ha lasciato la sua squadra del cuore, la sua città. “Fare un passo del genere è stato un gesto non sofferto, di più. Ci sono però dei momenti in cui si è costretti a fare delle scelte. Scelte che magari uno non vorrebbe mai fare…”. Ma c’è un tempo per tutto. “Io anagraficamente non ero più competitivo. Avrei potuto incarnare alcuni ideali, alcuni valori nello spogliatoio come l’attaccamento alla maglia. Ma ci sono delle strategie societarie che vanno sempre rispettate”. Strategie che oggi hanno portato la Sampdoria nella parte sinistra della classifica.
Questa Sampdoria può arrivare a lottare per un posto in Europa League?
“Sicuramente quest’anno il presidente ha fatto acquisti importanti, soprattutto in attacco. Acquisti che adesso stanno cominciando a dare risultati importanti. Se davanti le altre squadre rallentano un pochino e la Samp riesce a non perdere ritmo e continuità di risultati c’è la possibilità reale di avvicinarsi alla parte interessante della classifica.”
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Sampdoria, Puggioni: ora si può lottare per l’Europa
Lottare fino alla fine sarebbe già un bel traguardo, non crede?
“La Samp storicamente verso marzo-aprile, a salvezza acquisita, ha sempre un momento di flessione. Bisognerebbe provare ad andare oltre.”
Colpa dei giocatori che scendono in campo, dell’allenatore che non riesce a trasmettere gli stimoli giusti o della società senza ambizione?
“A mio avviso dipende tanto dalla mentalità generale dell’ambiente. Se vai alla Juve, ad esempio, vincere è l’unica cosa che conta, ma non a parole a fatti! Tutto l’ambiente, e per ambiente si intende proprio tutti vivono per quell’obiettivo, per cui tutti si devono adeguare. Ogni piazza però è diversa, ha i suoi pro e i suoi contro. La Samp è l’ambiente ideale per fare un bel calcio e poter crescere, perché ha una tifoseria matura che ti permette di esprimerti ma anche di sbagliare. Una tifoseria sempre vicino alla squadra. Ha grande visibilità, ma non genera quelle ansie e quelle pressioni di altre realtà.”