Sulla sconfitta della Sampdoria in casa del Monza, pesa e nemmeno poco, l’errore dal dischetto di Antonin Barak…
La porta del destino della Sampdoria nel corso della gara contro il Monza è stato – oltre al rosso a Cherubini, ndr – il rigore fallito da Antonin Barak nel corso della prima frazione e che avrebbe potuto dare un abbrivio nettamente diverso alla gara della formazione blucerchiata.
La controprova che con il goal avremo portato a casa il successo non ci sarà mai, ovvio, ma sicuramente si sarebbe potuto assistere ad una gare molto diversa da quella che si è vista in casa della formazione brianzola, che poi ha fatto bottino pieno grazie alla rete dell’ex Alvarez.
Sampdoria, la squadra di Massimo Donati in caduta…
Sampdoria, Antonin Barak: Spiace per il rigore. C’è un problema mentale
LEGGI ANCHE Le Iene e Marka Randazzo svelano le infedeltà di allenatori e giocatori…
Ovviamente il più dispiaciuto di tutti è il centrocampista offensivo arrivato negli ultimi giorni di mercato dalla Fiorentina. Antonin Barak si era preso la responsabilità di andare sul dischetto, ma Thiam si è opposto scrivendo una storia diversa.
Il giocatore ha parlato ai canali della società nell’immediato dopo partita:
Sono il primo sento la responsabilità di non aver aiutato la squadra a fare punti. Noi purtroppo non siamo stati bravi, c’è qualcosa che non va. Dobbiamo cambiare qualcosa, aggiungere qualcosa noi per prima. Così non si va da nessuna parte, non serve parlare.
Rigore? Non ho tirato a destra e non a sinistra, ci ho pensato, ho calciato male è stato un mio errore, voglio migliorare. Sembra che siamo diventati perdenti e non va bene. Per me è una grande vergogna. Parole non servono. C’è un problema mentale, l’anno scorso si è sofferto, ma non significa che ci sia da soffrire anche quest’anno. Siamo i primi ad aiutare chi ha vissuto i momenti negativi nella passata stagione. Se avremo paura di sbagliare di prendere la responsabilità, e questo tocca tutti, e questo non ci fa andare oltre nel prenderci la responsabilità di una giocata. Le parole non servono, contano i fatti.