L’ex Direttore Sportivo della Sampdoria Daniele Faggiano si racconta dopo un periodo buio fino alla sua rinascita…
Dal buio alla rinascita, dal fondo al rivedere la luce. Questa è stat ala storia degli ultimi mesi di Daniele Faggiano, ex Direttore Sportivo della Sampdoria e adesso al timone del Catania, nel mezzo però un incidente, e il calvario che ne è derivato fino alla vita salvata grazie ad un trapianto del fegato.
Una storia forte, toccante che mostra la rinascita di un uomo che adesso ha la possibilità di giocarsi il suo secondo tempo, con il pallone sempre come indicatore della felicità. Stanco e spossato dopo la sua avventura a dirigere la Sampdoria, ma non era solo per il peso dell’addio ai colori blucerchiati…
Ero stanco e spossato, credevo che fosse perché non lavoravo. Ma non era così. Se l’emoglobina deve essere a 13, la mia era a 5
Sampdoria, Daniele Faggiano rinasce dopo un periodo buio
Ex Sampdoria, Daniele Faggiano, dal calvario alla rinascita. La storia
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L’incidente in auto è stato l’incipit di tutto, la chiave che ha scoperchiato il vaso di Pandora. Lo racconta lui stesso alla Gazzetta dello Sport
In autostrada, a San Benedetto, stavo andando a Modena e mi sono rotto due vertebre. Però sono uscito dall’ospedale firmando, contro la volontà dei medici. E una volta a casa, mio padre e mio suocero mi hanno rimandato a farmi vedere. Avevo dei valori sballati, ho fatto controlli su controlli e non andava bene. I medici erano preoccupati, hanno capito che il fegato non funzionava. Così ho cominciato a girare gli ospedali, sono stato ricoverato a Torino e Ancona”
Un trapianto che sembrava non essere urgente, ma le condizioni non migliorano. La svolta il 19 dicembre del 2024 la corsa a Palermo perchè è arrivato “il pezzo di ricambio, giusto” e l’inizio del secondo tempo con i 100 giorni successivi all’intervento.
Il 19 dicembre ero a cena con i miei genitori e mister Toscano, è arrivata la telefonata: entro tre ore dovevo essere a Palermo per il trapianto. […] Un calvario, pensavo di non uscirne. Momenti bui, non li auguro a nessuno. Sono stato 100 giorni in ospedale, avevo vicino mia moglie Giorgia e i miei genitori, la mia forza. Come il Catania, da Pelligra e Grella a tutti i tifosi. E gli infermieri, diventati come fratelli: solo per portami in bagno, facevano una fatica enorme. Ho provato dolore, rabbia. Una volta non capivo perché negli ospedali le finestre sono chiuse, me ne sono reso conto quando volevo aprirne una e scappare. Ma pensavo alla famiglia, alla bambina, agli amici veri che hanno sofferto con me e mi sono sempre vicini: sono venuti a trovarmi Perinetti, Ausilio e Baccin, poi giocatori come Torregrossa e Inglese.
Adesso per il Direttore è iniziato un nuovo capitolo da assaporare con una prospettiva tutta nuova e con 60kg in meno…