Thorsby è il simbolo della Sampdoria di Ranieri di oggi. Un giocatore che ha saputo mettersi al servizio del gruppo, del suo tecnico…
Mettiamola così: per la Comunità blucerchiata della Puntina e in generale per tutti i tifosi sampdoriani, è già una grandissima soddisfazione passare la serata a vedere se la Juventus riesce ad aggiudicarsi matematicamente lo scudetto o se deve sudarselo ancora un po’, in un finale di campionato che coinvolge anche Inter, Lazio e ora anche Atalanta in una sorta di grande partita a “Ciapanò”, il gioco in cui si gioca a non fare punti con le carte.
Insomma, dicevo che per la Comunità blucerchiata della Puntina già è una bella notizia che siamo qui a scrivere con le infradito ai piedi e senza palpitare per i salvataggi sulla linea del Bologna o, lo scorso anno, per D’Ambrosio che manda l’ultimo tiro dell’Empoli sulla traversa al penultimo minuto di recupero dell’ultima partita.
Detto tutto questo e detto che la serenità ha il sorriso e lo sguardo sempre perfettamente ironico di Claudio Ranieri, questa sera anche polemico con Paratici per le protesta (“ma siete la Juventus, su…”), parliamo anche un po’ della partita che – come spesso accade a Juventus-Sampdoria – era quasi una prova d’accademia, almeno per una delle due squadre.
Ricordo quella dell’esplosione di Mauro Icardi, in maglia blucerchiata. Ricordo anche quella dello scorso anno con Carlo Pinsoglio in porta, per fare vincere pienamente anche a lui lo scudetto bianconero, l’ultimo dell’era Allegri.
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La puntina: Thorsby il simbolo della Sampdoria di Ranieri
Detto questo, la partita – nonostante la Juventus si giocasse lo scudetto e nonostante la Sampdoria abbia già ottenuto la salvezza matematica due partite fa – è stata una bella partita, soprattutto con una grande Sampdoria, almeno fino a questo punto.
Penso anche a qualche immagine, così, qualche tocco di classe a cui magari qualche mese fa non eravamo abituati: un’uscita di classe di Yoshida, uno stop di petto di Thorsby che sembrava dettato da Eupalla, Dio del calcio, davvero straordinario, poi vanificato dallo stesso Morten con il successivo passaggio sbagliato.
E stiamo parlando di un giocatore che era ai margini della rosa blucerchiata e che, ai tempi di Di Francesco, la Sampdoria provò a dare a chiunque in prestito, ricevendo – secondo la vulgata – addirittura un no dalla Cremonese, che non è propriamente il Real Madrid.
Ecco, il norvegese penso sia una perfetta metafora della Sampdoria di Ranieri, del potere dei gregari e del gruppo, della capacità di dare il 110 per cento e, fra l’altro, umanamente è davvero molto simpatico, come può testimoniare chiunque abbia avuto la fortuna di incontrarlo.
E il fatto che lui, uno dei calciatori più corretti della serie A, sia stato espulso è quasi uno scherzo del destino.
Perchè, vedete, il sorriso, la battuta smoccicata, la serenità di Ranieri e del suo gruppo sono la forza di questa Sampdoria, anche l’antidoto alla comicità non sempre finissima del presidente Ferrero.
Poi, certo, il risultato è stato quello prevedibile e l’errore di Audero che non ha trattenuto la palla sul secondo gol è di quelli gravi.
Ma, ripeto, si parla di accademia. Per tutti una serata di serenità, senza patemi.