Le promessa di una figlia a suo papà, la forza di crederci ancora, di dire che non andremo in Serie C perché non è finita, perché non può finire così. Parole che emozionano, che fanno venire i brividi. Parole che vanno lette, fatte proprie. Per chi come lei ama questa squadra, questi colori. I colori più belli al mondo…
Bastano 40 secondi, quelli che non ti aspetti. All’improvviso, durante Lettera da Amsterdam la musica già struggente e formidabile degli amati De Scalzi, si ferma. Bastano quei 40 secondi senza la loro voce per capire. Per capire che non è un semplice coro. Ma un canto innamorato.
È un ritornello intenso, solenne, fiero. A squarciagola o piu piano. Ci siamo noi li dentro. E spesso non si arriva alla fine, come ieri, per l’ emozione. Perché arrivano le lacrime.
Un coro profondo, sentito, magari stonato ma non troppo (“ed e per questo che ritornerei” ) cantato con lo stesso amore della nostra Bella Stagione. Forse anche di piu, se possibile. Perché genuino, impaurito, senza glorie recenti. Ma vivo, unito, forte. Via da questo incantesimo maligno. Alé. Con piu rughe e pance flaccide.
In quel coro c’è amicizia, ricordo, gratutudine. Storia. Futuro. E sentimento.
C’è la voce di mio papà classe 1946 abbonato e presente dai primi anni cinquanta. E mia mamma Ornella da inizi anni ’60 ora con la visiera d’ordinanza un po ridicola contro il sole cocente.
C’è la cantilena del puffetto dietro a me nei distinti, piu basso della bandierina che sventola. E non so come faccia suo padre a convincerlo a venire al campo di questi tempi.
E c’è il bisbiglio di una coppia di due bei giovani dal Belgio (!) sorridenti e ammirati, impegnati a spalmarsi chili di crema +50 con già il segno dei bermuda.
Ci sono proprio tutti…
C’è il sussurro accennato dell’elegante novantunenne di Cremona, magica e splendida mamma Vialli. Commovente vederla dopo, in foto al molo per il suo adorato Luca accompagnata dal nipote Riccardo. Che peccato non averle fatto sentire il tributo dei tributi: “Tu sei meglio di Pele’…”
C’è la voce di Francesca Mantovani, in gradinata, Enzo, Sonia, Gabriele, Ale Checco, Massimo, Cinzia. Boso. Tore, Fiasche, Carlo. E mille altri amici, vecchie facce da stadio con soprannomi divertenti, onnipresenti, Cive, Verza, Ombra, etc. Nei distinti Aldo (!) Pietro, Andrea, Tiziana, Loredana, vecchi cari squali. Alessandro, Roberto, Gianni, Conti. Anche in tribuna. Amedeo, Tito, Stefania. Norberto e Rosmi da Mottola.
Qualcuno con il fazzoletto di stoffa in testa Caffe, le scarpe senza stringhe per metterle meglio come Lino. La sigaretta accesa di Lillo 84 anni abbronzato come Carlo Conti, il rigore non dato.
E c’è la voce anche di chi non c’ è piu purtroppo dentro quel canto. E sono tanti ahime.
Caro papà siamo nella bratta ma la Sampdoria non andrà in Serie C…
Sampdoria, no papà, non ci andiamo in C. Non è finita. “Ed è per questo che ritornerei…”
Siamo nella bratta come si dice qui a Genova, non siamo proprio cosi grammi e scarponi però. L’unica consolazione (tardiva) dell’anno è il ritorno dei nostri eroi e Andrea Mancini. Anche lui canticchia fra sé tutte le canzoni dei campioni anni ’90 nel pre partita sul prato vicino all’ingresso dei giocatori. Era al Barcellona non al San Fruttuoso…
Facciamogli un mini club.
C’è chi sta partendo per Catanzaro, reduce da Carrara. E reduce da altre disgraziate e inguardabili performances. Quasi 5000 biglietti venduti ieri, 8000 contro il Cittadella. A Castellamare è finita in una affollata gita last minute per le vie di Napoli. Marassi sempre zeppo. Il fermento l’altro ieri, in corso Sardegna bardati già al mattino, un giro di sciarpa in vita. Per la vita (sportiva).
La maglia blucerchiata addosso, Dietro le scritte da Bazzani e Gastaldello. Flachi e Veron. Vierchowod e Mancini. Come in vincenti e allegri mercoledi di coppa. La gioia di incontrare amici, la stessa di un tempo.
Uno sguardo d’intesa. Un sorriso. Forse piu amaro, si. Ci si capisce. Non è una lode fine a se stessa: il tifo della Samp è proprio unico. Gioioso, consapevole, illuminato, non scemo. E banale. Un po’ magico.
Grazie anche allo stile e all’unione iniziata in epoca Paolo Mantovani. Unito da quel filo… che hanno provato a spezzare in tanti in queste annate di proprietà sciagurate. Vendicative. Pagliacce e subdole. Incompetenti e furbesche. Non ci sono riusciti.
L’Ultras Luca Vialli e la Sampdoria
“Can-te-re-mo-fi-no-al-la-mor-te…” . Avevo letto che Vialli nell’intervallo a Sofia in un ambiente e in un partita da paura aveva iniziato a cantare cosi negli spogliatoi, come un Ultras. Per sdrammatizzare e dare la carica. Non si vince con la sole voce, è chiaro. Purtroppo.
Fuoriclasse cercasi, sos palanche e repulisti. Ma dopo. Dopo queste tre partite. Mangiate idealemnte ‘nduja’ a Catanzaro, pensate a quel canto, sarà anche li.. Non è possibile pensare e vivere il peggio.
No papà, non ci andiamo in C. Non è finita. “Ed è per questo che ritornerei…”