Il presidente Massimo Ferrero ci ricasca ancora e parla della sua Roma. In un’intervista a La Repubblica il numero uno blucerchiato torna sul suo tifo, sulla sua vita…
Il Viperetta ci ricasca ancora. Lontano dallo stile della Sampdoria ribadendo a chi non lo sapesse ancora che “Sono romanista da prima che nascessi”. La Roma, una squadra che, come il Palermo, ha cercato di acquistare: “Ma poi non è successo. Ho sognato di rilevare la società, è vero, ma in un giorno lontano”.
Un presidente di calcio che si definisce “un artista di strada, uno che va in giro con lo strumento, pane amore fantasia, che recita, balla. Ero nato per quello, ho sempre avuto i tempi della commedia”. Poi è arrivato Garrone e un’occasione da non perdere…
Massimo Ferrero vive alle spalle di Trinità dei Monti ma lui è nato a Testaccio. “Da dove del resto proviene anche Claudio Ranieri, il mio attuale tecnico alla Sampdoria. Erano tempi liberi e insieme complicati…”.
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Sampdoria, Ferrero ci ricasca ancora e parla della sua Roma…
Massimo Ferrero poi racconta anche quando è stato arrestato per ‘amore’: Mi arrestarono per oltraggio. Ho passato sei mesi nel carcere minorile di Porta Portese, al San Michele”.
E com’era la vita da rinchuisi, rispetto a quella fuori? “Lo chiamavano riformatorio, ma in realtà era un carcere vero e proprio. E se non avessi già preso così tanti schiaffi da mio padre e da mia madre, sarei entrato tondo e uscito quadrato. Però lì dentro, a modo mio, mi sono fatto una cultura. Non sapevo niente del mondo, per carità, però aveva imparato a memoria la civiltà dei ragazzi di strada che ero costretto a frequentare, al punto da desiderare quasi di sentirmi uno di loro. Era gente che sparava certe assurdità. Però forse qualcuna era pure vera. Di sicuro entravano, uscivano, entravano di nuovo. Non avevano altra scelta, non avevano altra vita…”.