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    30 anni da quel 19 maggio 1991: Enrico Mantovani ricorda la Sampdoria di papà Paolo

    30 anni da quel 19 maggio 1991: Enrico Mantovani ricorda la Sampdoria di papà Paolo in un'intervista rilasciata, oggi, a Tuttosport. 
    ClubDoria46Di ClubDoria4619 Maggio 2021
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    enrico mantovani
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    30 anni da quel 19 maggio 1991: Enrico Mantovani ricorda la Sampdoria di papà Paolo in un’intervista rilasciata, oggi, a Tuttosport. 

    Enrico Mantovani, figlio di Paolo, racconta in una lunga intervista il suo ricordo dello storico scudetto della Sampdoria. Il 19 maggio 1991, esattamente 30 anni fa, la squadra allenata da Boskov portava a Genova il tricolore. Un evento unico, straordinario che oggi è ricordato dai tifosi e da chi, quell’anno, fu protagonista. Enrico nel 1991 aveva da poco compiuto 29 anni. Ricorda lo stadio gremito di tifosi per quella partita contro il Lecce che sancì un momento indelebile per i colori blucerchiati.

    Col Lecce pelle d’oca e brividi di gioia, tutto lo stadio a spingere la Samp al trionfo, positività al massimo. E così si realizzò un evento epocale: Lecce battuto e scudetto alla Samp.

    Enrico Mantovani era il figlio di Paolo Mantovani, un presidente che era riuscito a strappare alla concorrenza giocatori come Vialli e Mancini. Era riuscito a costruire un gruppo compatto, guidato da Boskov, un allenatore dalle grandi capacità e di esperienza internazionale.

    Papà è sempre stato un giocatore, in faccia non riuscivi a leggergli niente, sia per quel che riguardava il lavoro sia per il calcio. Aveva una grande forza interiore e un carattere che gli permetteva di controllare le proprie emozioni.

    Enrico Mantovani alla guida della Sampdoria dopo suo papà

    30 anni da quel 19 maggio 1991: Enrico Mantovani ricorda la Sampdoria di papà Paolo

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    Una Sampdoria che era cresciuta sia a livello nazionale che internazionale. L’anno prima aveva vinto la Coppa delle Coppe a Göteborg superando l’Anderlecht. Come ricorda sempre Enrico Mantovani nell’intervista di oggi riportata su Tuttosport.

    Lo scudetto era l’obiettivo finale di papà, il più prestigioso perché lui aveva preso la Samp per vincere. Di quel gruppo il giocatore che mi è rimasto più caro è Attilio Lombardo, simpaticissimo. Poi ricordo i nostri stranieri: Katanec: fu un giocatore importantissimo, il Thorsby di adesso. Vialli? Ascoltavo i racconti di papà su di lui, mi diceva che aveva doti tecniche fantastiche, ma a quelle qualità aggiungeva un 120% di se stesso.

    L’affiatamento con Roberto Mancini è un altro punto su cui si è soffermato Enrico Mantovani. La coppia d’attacco era molto legata.

    Ricordo quando Vialli tornò da un infortunio, Roberto saltò tutti e poi passò la palla a Luca per farlo segnare.

    E naturalmente il ricordo va anche a Boskov, un allenatore capace di farti sognare. Capace di portare la Sampdoria sul tetto d’Italia.

    Troppo facile andare d’accordo con lui, aveva un’umanità incredibile. Quando parlavi con lui ti faceva sentire importante. La questione Perdomo? Un incidente di percorso che fece arrabbiare parecchio papà. Fortunatamente l’episodio rientrò. Resta il fatto che Boskov fu fondamentale per la crescita e i trionfi di quella Samp.

    Poi l’eredità lasciata da papà Paolo e un calcio che non è più quello di un tempo. La vittoria della Coppa Italia nel 1994, fino alla retrocessione in Serie B nel 1999. La cessione della proprietà a Enzo Garufi. Enrico Mantovani parla anche di futuro.

    Lo scudetto alla Samp è ripetibile? L’epoca è totalmente diversa. L’Atalanta è l’esempio di quello che può fare una società di medio livello ma per me è una grande. Forse la Dea può insegnarci molto e indicarci la strada per tornare un giorno a gioire ancora.


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