Il capitano Luca Pellegrini ricorda lo storico scudetto della Sampdoria del 1991: un percorso di crescita che nacque dalla Serie B
Si avvicina il trentennale dello storico scudetto della Sampdoria di Vujadin Boskov. Era una squadra di talento e di amici, guidata dal leader Luca Pellegrini, capitano e simbolo del gruppo. L’unico che partì dalla Serie B per arrivare poi sul tetto d’Italia:
Ho vissuto gran parte della mia carriera con questa maglia. Lo scudetto arrivò al termine di un percorso di crescita collettivo. Io fui il primo a farne parte, insieme al portiere Bistazzoni, quando la squadra giocava in serie B. Poi la promozione, le tre Coppe Italia e lo scudetto.
Pellegrini rifiuta il paragone con il Leicester di Claudio Ranieri. Gli inglesi, che nel 2016 vinsero la Premier League da outsider, arrivavano da una salvezza ottenuta in extremis l’anno prima. La Sampdoria, invece, era al termine di un percorso:
Non fu certo un titolo one shot, come accadde ad esempio al Leicester, che l’anno prima di vincere la Premier lottava per non retrocedere. Il nostro tricolore segnò il punto di arrivo di un percorso.
Per Pellegrini lo scudetto fu l’ultima occasione
Sampdoria, il ricordo di Pellegrini: “Lo scudetto fu l’ultima occasione”
LEGGI ANCHE Sampdoria, disastro di Chabot in Spezia-Napoli: il futuro si complica
Quella del 1991 era l’ultima occasione per il gruppo della Sampdoria. Le grandi da tempo avevano messo gli occhi su Vialli, Vierchowod e sullo stesso Pellegrini, che dopo il tricolore andò al Verona:
Non avremmo potuto avere un’altra possibilità. Il Milan aveva provato a prendere Vialli, la Juve Vierchowod. A me il presidente Mantovani disse che mi volevano Roma e Lazio, poi da Boskov seppi che c’erano per me pure richieste da Napoli e Inter.
Il gruppo della Sampdoria aveva un’alchimia particolare. C’erano le guide tecniche come Mancini e Dossena, ma la forza era nell’armonia di squadra.
C’era alchimia, ma contò il valore dei singoli. Se dovessi fare due nomi, direi Mancini, che abbinò la quantità alla qualità e Dossena, fondamentale con il suo acume tattico.
Pellegrini, poi, parla del suo addio nell’anno dello scudetto. Un addio in silenzio, nell’anonimato. Il capitano, però, venne ripagato dall’affetto del pubblico:
Andai via nell’estate dello scudetto nel più assoluto anonimato. Nessuno ne parlò. Ma il riconoscimento che mi tributò il pubblico sampdoriano quando tornai al Ferraris significava che qualcosa, alla Sampdoria, avevo davvero lasciato.