La Sampdoria è quartultima in Serie A per goal segnati nei secondi tempi. Ma segnare negli ultimi 45′ ai blucerchiati porta quasi sempre punti.
La sconfitta di Bologna ha dimostrato che la Sampdoria sa giocare imporre il suo gioco, ma ha ancora delle disattenzioni da colmare. E si è visto che la Sampdoria è in grado di produrre occasioni da goal ma concretizzarne poche, nonostante i 37 goal segnati in campionato. E c’è un dato che contribuisce a sottolineare il poco cinismo sotto porta degli uomini di Ranieri.
La Sampdoria, infatti, è al quartultimo posto di una particolare classifica che coinvolge le venti squadre di Serie A: il numero di reti segnate nei secondi tempi. Su 37 goal totali, la Sampdoria ne ha messo a segno 18 nei secondi tempi, ovvero il 49%. Peggio dei blucerchiati solo Parma e Crotone (penultima e ultima in Serie A) e, curiosamente, la Roma.
A dire il vero non è neanche un dato così negativo, perché si intravvede una sostanziale parità: la Sampdoria segna praticamente lo stesso numero di reti nel primo tempo e nel secondo tempo. Ma a questa statistica va aggiunto un altro dato, che riguarda gli ultimi precedenti in campionato della Sampdoria. E partiamo proprio dalla sconfitta contro il Bologna, dove l’unico goal blucerchiato, firmato da Quagliarella, è arrivato nel primo tempo, al 41′.
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Analizzando questa sconfitta e quelle direttamente precedenti contro Lazio, Atalanta e Juve (nelle quali la Sampdoria non è proprio andata a segno), si nota che mancano i goal nei secondi tempi. Andando ancora più indietro, nella sconfitta contro lo Spezia, la squadra di Ranieri ha contato una sola rete, nel primo tempo. Nessuna nella seconda frazione.
Tutt’altro discorso per quelle partite di Serie A in cui la Sampdoria ha segnato anche o soltanto nei secondi tempi. Dalla vittoria casalinga (in rimonta) con l’Udinese del 16 gennaio, passando per il pareggio targato Keita a Benevento. Proseguiamo con la vittoria della Sampdoria contro la Fiorentina decisa da Quagliarella, l’incornata di Tonelli al 77′ nel derby a pareggiare i conti. E per finire il pareggio amaro con il Cagliari, dove la Sampdoria aveva ribaltato tutto in due minuti, tra il 78′ e l’80’.
Segnare nei secondi tempi significa tante cose: avere ottime armi dalla panchina, tenere alta la concentrazione per tutti i novanta minuti, è anche sentore di una buona tenuta fisica fisica dei giocatori. Ma più che altro, per la Sampdoria segnare nei secondi tempi è oro colato in termini di risultato e punti portati a casa. Anche per via della capacità di organizzare la fase difensiva in modo ordinato dei blucerchiati. Per cui, segnato un goal, gli avversari hanno poco tempo per scalfire la difesa ben piazzata.
Se la Sampdoria segna nel secondo tempo, praticamente fa quasi sempre punti. Le uniche eccezioni sono le sconfitte contro Sassuolo e Milan, dove comunque le reti da rimontare erano più di una e non sono bastati Ekdal (autore dell’1-2 coi rossoneri all’82’) e Keita (il 2-3 coi neroverdi all’83’). Gli ultimi 45′ minuti sono quelli in cui bisogna dare ancora di più per completare una rimonta (che a Bologna non c’è stata) e nei quali segnare per chiudere o sbloccare una partita. Ed è per questo che, quel 49% di goal e il quartultimo posto in Serie A, per la Sampdoria rimangono un dato poco confortante.