Coronavirus, Pasqualin: calciatori in ferie forzate. Una soluzione transitoria in attesa di capire l’ammontare di eventuali decuratazioni
Da un lato la richiesta di delle società di calcio ai propri tesserati: riduzione dell’ ingaggio tra il 15 e il 30%, con la decurtazione del 30% a tutti coloro che guadagnano almeno 1,5 milioni lordi. In questo modo le squadre di Serie A puntano a risparmiare 250 milioni di euro. Dall’altra la posizione dei “sindacalisti” dell’AssoCalciatori, con il vicepresidente dell’AIC, Umberto Calcagno che ha dichiarato: “È prematuro parlare di tagli agli stipendi per i calciatori, non è un argomento all’ordine del giorno».
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Secondo Claudio Pasqualin, ex agente di Luca Vialli e presidente AvvocatiCalcio, entrambe le parti hanno ragione. Intervistato dal quotidiano il Giornale, l’avvocato ha spiegato chiaramente la situazione.
E’ legittimo da parte dei presidenti non pagare in assenza di una prestazione, ovvero delle partite. Ma allo stesso tempo i calciatori hanno ragione a sostenere che l’impossibilità di prestare la propria “opera” lavorativa non dipenda dalla loro volontà, per quella che i giuristi definiscono “causa di forza maggiore”.
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Secondo l’esperto legale Pasqualin, le società potrebbero per prendere tempo, in attesa di un accordo. Come? Semplice, mettendo in ferie i tesserati, anticipando le canoniche 4 settimane di giugno.
E poi ci vorrà tempo per trovare una soluzione che tenga presente le differenze di categoria. Un calciatore di Serie C guadagna in media 2000 euro al mese, e una decurtazione tra il 15% e i 30% ha certamente un peso diverso rispetto a quello che ha sugli stipendi, ben più alti , della massima serie.in
La proposta dell’avvocato Pasqualin è interessante, con un meccanismo di “cassa di integrazione”, ma resta da capire chi si accollerebbe dei costi extra. Contando che diverse società di serie A hanno bilanci precari retti solo su plusvalenze talvolta fantasiose e sui diritti televisivi, senza contare i mancati introiti legati agli stadi chiusi o peggio alle partite non disputate.